Voto: 7 ½
Prezzo medio: 21 €
Strada Amelia - Giove 115, Amelia (Tr)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 0744/970082-982462
Anche questa volta vi parliamo di un ristorantino di campagna da “visitare” in occasione di una domenicale gita fuori porta (75 min. circa da Roma). Siamo ad Amelia, antichissima cittadina umbra in provincia di Terni (la fondazione si fa risalire a più di 3000 anni fa), a 15 minuti dall’uscita di Orte dell’autostrada A1. Il ristorante in questione si trova in una frazione del paese di Amelia, Montenero, da cui prende, non eccellendo in originalità, il nome. Il locale dispone di una sala molto ampia e di una ulteriore al piano inferiore che in genere viene utilizzata la domenica e i giorni festivi, essendo l’afflusso in questi giorni davvero notevole. Alle pareti moderato uso del legno, quadri raffiguranti la campagna umbra e alcuni esemplari di cacciagione impagliati (testa di cinghiale e coppia di faggiani) che seppur facciano tanto “rustico”, preferiremmo sempre non vedere, per l’inutile brutalità del gesto, esibita oltretutto in un luogo di ristoro. Al soffitto, infine, una colpevole luce al neon cozza violentemente con il resto dell’arredamento. In definitiva, se non si alzano gli occhi e non si capita davanti al fiero e vanamente ammonitore cipiglio del grosso animale, il locale è caldo e accogliente, pervaso tuttavia da un vociare che nelle giornate di “piena” oltrepassa leggermente il limite del fastidio.
Se nella descrizione generale abbiamo evidenziato qualche difettuccio, cosi non sarà per quella gastronomica: la cucina è quella casereccia come solo una conduzione familiare (la signora Celeste e figli) sa assicurare, la freschezza e la genuinità degli ingredienti si può quasi toccare.
Come antipasto vi consigliamo decisamente le tartine con un delicato patè di fegato (e ve lo dice uno a cui il fegato non piace…); a seguire abbiamo provato le fettuccine fatte in casa, gustose e al dente, con sugo al ragù e con salsa di tartufo: semplicemente deliziose in entrambe le varianti, forse da preferire la seconda per il peculiare condimento. Come secondi la specialità della casa, cacciagione alla brace, in tutta la sua varietà: bistecca di manzo, salcicce, abbacchio, pollo e piccione: cottura perfetta, porzioni generose e carni saporite oltremisura grazie anche ad un olio “della casa” che da solo vale il conto (unico appunto forse utilizzato in quantità leggermente eccessiva). Contorni: patate fritte al punto giusto e tenerissima cicorietta di campo ripassata in padella. Abbiamo potuto evitare il vino della casa (se la memoria non mi inganna troppo frizzante e servito gelato) grazie alla presenza di una ventina di etichette oneste sia nella qualità che nel prezzo, perlopiù vitigni provenienti dai dintorni: la scelta è caduta su un buon ciliegiolo umbro, a posteriori forse più adatto ai primi che alla cacciagione alla brace. Positiva menzione merita l’inusuale e leggera acqua lievemente frizzante prodotta da un apposito macchinario. Per terminare il pasto una discreta torta mimosa ai frutti di bosco e un eccezionale tiramisù dalla crema impareggiabilmente leggera.
Ottima cucina genuina come ci capita raramente e conto che in città quasi paghiamo per una pizza: siamo sicuri che la nostra soddisfazione sarà la vostra se deciderete di mangiare in questo “appetitoso” angolo di campagna umbra.
C.P. (6/1/2007)
Prezzo medio: 21 €
Strada Amelia - Giove 115, Amelia (Tr)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 0744/970082-982462
Anche questa volta vi parliamo di un ristorantino di campagna da “visitare” in occasione di una domenicale gita fuori porta (75 min. circa da Roma). Siamo ad Amelia, antichissima cittadina umbra in provincia di Terni (la fondazione si fa risalire a più di 3000 anni fa), a 15 minuti dall’uscita di Orte dell’autostrada A1. Il ristorante in questione si trova in una frazione del paese di Amelia, Montenero, da cui prende, non eccellendo in originalità, il nome. Il locale dispone di una sala molto ampia e di una ulteriore al piano inferiore che in genere viene utilizzata la domenica e i giorni festivi, essendo l’afflusso in questi giorni davvero notevole. Alle pareti moderato uso del legno, quadri raffiguranti la campagna umbra e alcuni esemplari di cacciagione impagliati (testa di cinghiale e coppia di faggiani) che seppur facciano tanto “rustico”, preferiremmo sempre non vedere, per l’inutile brutalità del gesto, esibita oltretutto in un luogo di ristoro. Al soffitto, infine, una colpevole luce al neon cozza violentemente con il resto dell’arredamento. In definitiva, se non si alzano gli occhi e non si capita davanti al fiero e vanamente ammonitore cipiglio del grosso animale, il locale è caldo e accogliente, pervaso tuttavia da un vociare che nelle giornate di “piena” oltrepassa leggermente il limite del fastidio.
Se nella descrizione generale abbiamo evidenziato qualche difettuccio, cosi non sarà per quella gastronomica: la cucina è quella casereccia come solo una conduzione familiare (la signora Celeste e figli) sa assicurare, la freschezza e la genuinità degli ingredienti si può quasi toccare.
Come antipasto vi consigliamo decisamente le tartine con un delicato patè di fegato (e ve lo dice uno a cui il fegato non piace…); a seguire abbiamo provato le fettuccine fatte in casa, gustose e al dente, con sugo al ragù e con salsa di tartufo: semplicemente deliziose in entrambe le varianti, forse da preferire la seconda per il peculiare condimento. Come secondi la specialità della casa, cacciagione alla brace, in tutta la sua varietà: bistecca di manzo, salcicce, abbacchio, pollo e piccione: cottura perfetta, porzioni generose e carni saporite oltremisura grazie anche ad un olio “della casa” che da solo vale il conto (unico appunto forse utilizzato in quantità leggermente eccessiva). Contorni: patate fritte al punto giusto e tenerissima cicorietta di campo ripassata in padella. Abbiamo potuto evitare il vino della casa (se la memoria non mi inganna troppo frizzante e servito gelato) grazie alla presenza di una ventina di etichette oneste sia nella qualità che nel prezzo, perlopiù vitigni provenienti dai dintorni: la scelta è caduta su un buon ciliegiolo umbro, a posteriori forse più adatto ai primi che alla cacciagione alla brace. Positiva menzione merita l’inusuale e leggera acqua lievemente frizzante prodotta da un apposito macchinario. Per terminare il pasto una discreta torta mimosa ai frutti di bosco e un eccezionale tiramisù dalla crema impareggiabilmente leggera.
Ottima cucina genuina come ci capita raramente e conto che in città quasi paghiamo per una pizza: siamo sicuri che la nostra soddisfazione sarà la vostra se deciderete di mangiare in questo “appetitoso” angolo di campagna umbra.
C.P. (6/1/2007)
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