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venerdì 16 novembre 2007

Taverna Lothlorien


Voto: 7
Prezzo medio: 24 €
Via G. Matteotti 46, Frascati (Rm)
Tel: 0697608526
Cell: 3472381877-3492958694
Email: staff@tavelot.it


Ci fa sempre piacere fare una visita ai castelli, e Frascati ne è il centro incontrastato, anche per il vasto numero di locali di ristoro che offre. Questa volta siamo capitati in una taverna che si trova a circa 200 metri da Piazza S.Pietro, che funge da fulcro della caratteristica cittadina.
Il locale in questione è aperto anche il pomeriggio come cioccolateria e sala da thè, per trasformarsi poi la sera in una taverna dalla (un po’ forzata) ambientazione fantasy (il nome "Lothlorien" che significa "Terra dei Fiori del Sogno", è infatti preso dalla saga del Signore degli Anelli di Tolkien). La dizione enoteca ci è sembrata invece un po’ eccessiva considerate le poche etichette in menù (una decina di rossi e quattro bianchi): ad onor del vero dobbiamo però anche rilevare che l’adempimento del sacro rito dell’assaggio del vino è avvenuto in maniera impeccabile.
L’interno è piuttosto intimo grazie a luci soffuse, musica soft e candele su ogni tavolo, ma il colore delle pareti (grigio) , i tavoli e le sedie in ferro battuto e le 2 televisioni che trasmettono (improbabili) immagini medioevali dalla venatura spesso ancestral-inquietante non contribuiscono ad una sensazione di particolare calore.
Una volta effettuate le ordinazioni sono prontamente giunti al nostro tavolo degli appetitosi crostini caldi bruscati con olio e origano: una sciocchezza d’accordo, che denota però un attenzione al cliente, seppur essenziale nondimeno encomiabile, soprattutto nel vasto panorama di servizi effettuati con distrazione e trascuratezza che troppo spesso siamo soliti rilevare.

I piatti in menù non sono molti ma sono piuttosto particolari: noi abbiamo provato un’ (assai) esigua porzione di delicati ravioli con arancio e noci, oltremodo sbilanciati verso il primo dei due sapori, e delle “mangerecce” pappardelle funghi e pachino, di decisamente più ragguardevole porzione. Dopo i primi, maiale saporito e ben cotto con (troppo) aceto balsamico, uvetta e pinoli, accompagnato da onesti broccoletti siciliani ripassati e una sfiziosa insalata con arancia, olive e noci.
Al pasto abbiamo abbinato un piacevolissimo Morellino di Scansano della cantina dei “Vignaioli del Morellino di Scansano”, di un bel colore rosso rubino intenso e dal sapore asciutto e leggermente tannico. Una curiosità: il Morellino, DOC fin dal 1978, ha ottenuto, a partire proprio dalla vendemmia di quest’anno, l’ambito riconoscimento superiore di vino DOCG.
Passiamo infine al dolce: semplice ma sfiziosa la sbriciolata al cioccolato, sia al latte che fondente; assolutamente dimenticabile invece il caffè, lunghissimo, sovraestratto e dalla crema inconsistente, che però non figurava nel conto (e meno male aggiungerei..).

Per gli amanti del genere, una buona taverna dove condurre ad intimo desco elfiche fatine...

C.P. (12/11/2007)

lunedì 5 novembre 2007

Trattoria Pizzeria L'Angolo Romano

Voto: 7-
Prezzo medio: 25 €
Via delle Giunchiglie 49, Roma (zona Centocelle)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 0624407769
Email: angoloromano@libero.it

Siamo nella periferia romana, precisamente nel quartiere di Centocelle. La trattoria di cui vi parliamo, denota una curiosa attenzione per gli interni che trova in un efficace contrasto visivo la sua caratteristica peculiare; inoltre è quello che si potrebbe definire un locale “di sostanza”: al termine del pasto lo stomaco difficilmente risulterà inappagato, perlomeno in termini quantitativi.
Il contrasto cui si accenava in precedenza si realizza con un arredamento rustico, in cui predomina abbondantemente l’uso del legno, cui fanno però da contraltare moderni lampadari d’alluminio che scendono dal soffito ad illuminare distintamente i tavoli e che contribuiscono a conferire all’intero ambiente una calda e soffusa penombra.
All’ingresso sono immediatamente visibili il forno a legna e la “zona brace”, che comprende le molteplici varietà di carne da tagliare all’occorrenza. La sala principale è di media grandezza e ad essa si aggiunge un ulteriore sala al piano inferiore che però viene verosimilmente utilizzata solo per giornate di particolare sovraffollamento o eventi appositamente organizzati.
Passiamo alla cucina: in menù qualche piatto romano, come d’altra parte suggerisce e rende doverosi il nome stesso del locale, e diverse specialità sarde, legittimamente ispirate alla tradizione culinaria dell’affascinante terra di provenienza dei proprietari; nel menù è altresì annessa una piccola sezione facente funzione da seppur magra carta dei vini, nella quale però dei prezzi mediamente elevati non trovano giustificazione dall’indicazione delle relative case di produzione.
Abbiamo iniziato il pasto (dopo un attesa un tantino eccessiva) con una bruschetta dorata a puntino sulla brace con dell’ottimo lardo di Colonnata. A seguire sono pervenuti alle nostre ormai fameliche fauci dei gustosi rigatoni all’amatriciana sui quali un paio di “sgommarelli” aggiuntivi di sugo non avrebbero assolutamente sfigurato e dei tonnarelli al salmone parzialmente crudi, che recuperavano però nel condimento, davvero delicato e cremoso.
Per secondo non abbiamo potuto esimerci dall’assaggiare la ciccia esposta nell’apposito bancone, a 4 euro l’hg: abbiamo provato quella argentina, magrissima, ma meno saporita di quella nostrana, anch’ essa peraltro piuttosto magra e di taglio notevolmente più rappresentativo. Dalle restanti varietà (danese, irlandese e francese), che abbiamo preferito tralasciare, traspariva invece un’ abbondante eccedenza lipidica. Ad accompagnare la carne meglio i broccoli ripassati (verdura cotta del giorno) della cicoria saltata in padella, un po’ “moscia” per i nostri gusti.
Per dolce un ghiotto tiramisù all’ amaretto dalla crema un filino troppo pesante: per chi non volesse arrischiarsi sull’azzardato ma efficace accostamento, si può optare anche per la versione tradizionale.
Cestino con pane freschissimo, vino della casa freddo e acquoso, acqua calda spacciata per caffè, servizio lentino e un po’ sommario, illecita presenza del coperto e amaro gentilmente offerto a fine pasto, completano il quadro generale di questa trattoria, che pur presentando qualche piccola manchevolezza, ben si mantiene al di sopra della sufficienza.

C.P. (24/10/2007)

Trattoria Pizzeria I Granari

Voto: 7+
Prezzo medio: 21 €
Località Granari 49, Montopoli di Sabina (Ri)
Giorno di chiusura: mercoledì
Tel: 0765279490

Siamo nella Sabina, territorio austero e dalla forte vocazione agricola nonché culinaria: l’eccezionale olio prodotto da queste parti ne è proverbiale testimone.
Dopo Passocorese, percorrendo la strada per Montopoli di Sabina troverete sulla destra (segnalata da un cartello), la deviazione che vi porta, dopo una ripida discesa, alla trattoria in questione, immersa nella pace bucolica che regna in questa terra. Come da classica gita domenicale fuori porta, il ristorante dà il suo meglio a pranzo e nella bella stagione, in cui potrete mangiare nel giardino esterno, godendo del rilassante panorama: la prenotazione in questo caso è d’obbligo. Una volta seduti armatevi però di santa pazienza: il servizio è molto lento e piuttosto approssimativo.
Per tenere a bada le bellicose aspettative mangerecce vi conviene iniziare con un antipasto: potrete scegliere quello della casa, con affettati (ottimi) mozzarella (insapore) e verdure grigliate (discrete) oppure un particolare e azzeccato accostamento di pecorino, miele e noci, molto gustoso. A seguire la nostra scelta è caduta sugli stringozzi acqua e farina, con cacio, pepe e pancetta, buoni e ben conditi ma che sarebbero stati più efficaci con pasta all’uovo, e su un’ ottima lasagna al ragù, che difettava però un poco per quantità; menzioniamo anche le fettuccine alla boscaiola con un accattivante condimento al tartufo.
Come secondo carne alla brace (abbacchio, punte di vitella, bistecca di manzo), scaloppina (al vino o al limone) o scamorza: morbida e succulenta la scaloppina al vino che abbiamo gustato, saporite ma un po’ troppo grasse le punte di vitella. Buone le patate arrosto e ancora di più i broccoletti ripassati in padella. Il vino della casa, servito al solito troppo freddo, è risultato particolarmente acidulo e allappante.
A chiudere il pasto un ottimo strudel di crema e mele con sciroppo di cioccolato, caffè sottoestratto con crema assente e una buona grappa di moscato della casa, servita ghiacciata.
Al termine del pranzo concedetevi una rilassante pausa nel giardino del ristorante, dove trovano posto 4 amache (per una sacrosanta pennichella post-pasto), altalene per i più piccini e diverse panchine.
Prima di tornare a Roma infine, consigliamo caldamente una visita alla graziosissima abbazia benedettina di Farfa a pochi chilometri, con annesso borgo medioevale, dove gli stomaci più arditi potranno gustare birra artigianale e ottime frittelle.

C.P. (14/10/2007)

Trattoria Pizzeria Coccobello

Voto: 6+
Prezzo medio: 22 €
Via della Rustica 182b, Roma (zona La Rustica)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 062292315


Nella sala interna di questa piccola trattoria trovano posto circa 35 coperti: a disposizione dei clienti fumatori, tempo permettendo, c’è però anche la veranda antistante. L’interno è caratterizzato da legno impiallacciato alla base di pareti color giallo su cui campeggiano classiche vedute di Roma della collezione Alinari: peccato il soffitto a lastroni bianchi e neri sia assolutamente dimenticabile. La sala è collegata con la cucina e il bancone dove si possono ordinare le pizze a portar via.
Nel menù (plastificato e non particolarmente ammiccante) sono annoverate solo le pizze, mentre per primi e secondi dovrete affidarvi alla decantazione orale della simpatica proprietaria. Discreta la varietà sia delle pizze che del cucinato: la nostra scelta è caduta sugli spaghetti alla carbonara, secchi e con la pancetta che non ci ha convinto, e sulle fettuccine ai funghi porcini, oneste ma di sicuro non eccezionali. Secondi piatti solo per carnivori: particolare menzione merita la presenza di carne Chianina, oltre all’ ormai quasi ordinaria Argentina, che però non abbiamo assaggiato in quest’ occasione.
Il riscatto della modesta sufficienza dei primi è avvenuto invece ad opera del pizzaiolo (e coproprietario), risultato vincitore, 25 anni orsono, del trofeo Pala d’Argento - miglior pizzaiolo d’Italia. Davvero squisita ed eseguita ad opera d’arte la pizza Margherita propostaci (disponibile anche in versione small su richiesta), complice anche il fondamentale ausilio del forno a legna.
Tra le bevande in menù è presente una bionda alla spina non meglio identificata, un vino della casa anch’ esso alla spina che abbiamo preferito trascurare, e una scelta tra 4 etichette democraticamente suddivise in due bianchi, Vermentino e Falanghina, e due rossi, Refosco e Merlot (per i meno avvezzi al nettare di Bacco è presente anche un Corvo da 0.375), su cui abbiamo osservato un ricarico leggermente eccessivo, considerato il posto.
Al termine della cena, un semifreddo con pinoli, amaretto, nocciole tritate e sciroppo ai frutti di bosco, discreto ma senza particolare smalto, e un caffè decisamente acquoso.
Non aspettatevi dunque grandi cose da questa piccola trattoria a conduzione familiare, ma se deciderete di optare per la pizza, rimarrete senza dubbio soddisfatti.

C.P. (11/10/2007)

Ristorante Il coccio

Voto: 7 ½
Prezzo medio: 20 €
Via dei meli 1, Roma (zona Alessandrino)
Tel: 3383896037


Ci troviamo all’Alessandrino, non certo un quartiere tra i più “in” della capitale (lo dico ad onor del vero, dato che si trova a pochi isolati di distanza dalla mia abitazione..) in cui però siamo riusciti a scovare un locale che assolutamente non sfigurerebbe in pieno centro storico. Il gestore (e a naso direi anche proprietario) Massimo, si è rivelato, come raramente accade, un oste perfettamente all’altezza del suo compito: oltre a prendere le ordinazioni si divide alacremente tra i tavoli per controllare che tutto sia in ordine e per consigliare gli ospiti sui piatti da ordinare.
L’interno è quello che definirei un romanesco rustico di buon gusto, siamo ben lontani infatti dalla classica bettola romana (che pure chi vi scrive ama spesso frequentare) seppure gli arredi alle pareti rivelano la passione del proprietario per una romanità andata: accanto all’immancabile Alberto Sordi alle prese con i suoi amati “maccaroni”, troviamo quadretti raffiguranti caratteristici angoli di Roma e suppellettili varie di medesimo richiamo. In questa cornice accogliente trovano spazio pochi tavoli (la prenotazione è fortemente consigliata), quasi raddoppiati, nella bella stagione, da quelli all’esterno (sul marciapiede, ma discretamente raccolti). Il servizio ci è sembrato assolutamente in linea con il locale, cortese e molto attento (veder cambiare i tovaglioli tra primo e secondo non capita davvero tutti i giorni...)
I toni non cambiano addentrandoci nella descrizione delle portate, tutte di ottima fattura. Cominciamo dalla piacevole sorpresa di trovare, appena arrivati, l’abbondante antipasto servito in tavola (ovviamente questo è riservato a chi prenota): melanzane e peperoni grigliati, fagioli conditi, bruschettine al pomodoro e una sfiziosa composizione di salame Milano, lonza, frittata, ricotta, pomodorini e rucola, tutto fresco e appetitoso. Per i primi la scelta è tra quelli classici romaneschi (non manca nessuno all’appello) con un aggiunta di due-tre preparazioni un po’ più particolari: noi abbiamo assaggiato un’ impareggiabile pajata (fortemente consigliataci dal buon Massimo) e un ottima cacio e pepe corredata a parte del dosatore della spezia suddetta, dato che (sempre a detta dell’oste), “quanno te magni la cacio e pepe la bocca te deve da brucià”. A seguire festival dei secondi di tradizione romana: succulenta e abbondante la coda alla vaccinara (da mangiare rigorosamente “co ‘e mani” come recita un cartello alla parete); maestosa (nel gusto e nella quantità) la trippa alla romana con mentuccia fresca e pecorino; appetitose le polpettine di manzo al sugo di basilico fresco; di modesta entità, ma comunque buono, l’involtino in umido. Contorni: cicoria ripassata gustosa ma in quantità decisamente irrisoria e patate al forno nella media. Ad innaffiare il lauto pasto il discreto Cesenese d.o.c. della casa, servito però in caraffa.
Se riuscite a questo punto a trovare un angolo per il dolce vi assicuro che rimarrete soddisfatti: oltre al leggerissimo tiramisù fatto in casa e alla panna cotta accuratamente presentata (l’attenta presentazione dei piatti è un tocco di stile che ahimè troppo spesso viene eluso) potrete optare per un delizioso semifreddo allo zabaione o per una sbriciolata di millefoglie con panna e pistacchi da leccarsi indecorosamente i baffi, laddove presenti.
Espresso Palombini eseguito (ohibò!) con macchina da bar, ottima grappa morbida ghiacciata e amaro (marchi commerciali) al termine di una cena che in nulla, o quasi, ci ha lasciati insoddisfatti. Un ottimo indirizzo, assolutamente da provare.

C.P. (25/9/2007)

Trattoria Lo Spuntino

Voto: 7+
Prezzo medio: 24 €
Via Oratorio 1, Castel Gandolfo (Rm)
Giorno di chiusura: mercoledì
Tel: 069360226- 3392771110


La cornice stavolta è quella meravigliosa dei Castelli Romani, siamo a Castel Gandolfo. Su di esso, più di 400 anni or sono, ricaddero le magnanime e lungimiranti mire papaline, facendone residenza estiva di Sua Santità: per la precisione nel 1597 l’attuale Palazzo Pontificio venne ceduto con vendita forzata dalla famiglia Savelli alla Camera Apostolica, per poi essere nel 1608 dichiarato proprietà inalienabile della Santa Sede ad opera di Urbano VIII. Al giorno d’oggi possiamo ammirare lo splendore del piccolo borgo medioevale affacciato sul lago omonimo in un’atmosfera di pulizia ed ordine da cittadina Svizzera, come si conviene d’altronde ad una proprietà Pontificia…
La trattoria di cui vi parleremo si trova in un piccolo vicolo che collega la piazza antistante l’ingresso della Residenza Apostolica con una via panoramica sul lago: dagli unici due caratteristici tavoli in legno che si trovano davanti l’entrata del locale si può godere di entrambe le viste. Anche nell’accogliente interno della trattoria trovano posto pochi coperti, dando pertanto l’impressione della classica “fraschetta” (termine derivante dall’antico borgo di Frascata, l’odierna Frascati, in cui originariamente si svilupparono le mitiche fraschette, per poi prendere largamente piede in tutto il territorio dei Castelli Romani). Il servizio, seppur familiare e alla mano, si è rivelato cortese ed attento: ovviamente, dato il locale, non aspettatevi più di un bicchiere a testa…
Per primo abbiamo assaggiato fettuccine (freschissime e tagliate a mano) in due squisite varianti: al tartufo nero, ottime e dal sapore deciso, e con i funghi porcini, deliziosamente delicate e saporite ad un tempo, grazie anche alla straordinaria freschezza dei funghi in questione. In numero un po’ limitato i restanti primi piatti: tortellini, cannelloni e primo del giorno, che nel nostro caso consisteva in pennette all’ arrabbiata o lasagne in alternativa. La scelta dei formaggi come secondi è stata ampiamente ripagata: una ricca mozzarella di bufala fresca e succosa e un’ottima scamorza affumicata cotta a puntino, ricoperta da svariate fette di speck; da ricordare anche il cacio pecorino spolverato sulle fettuccine, dal sapore deciso come raramente si riscontra. I contorni ci hanno lasciato meno soddisfatti: peperoni arrosto e zucchine trifolate, in cui avevano trovato decisamente eccessivo spazio aglio e aceto (nei primi) e mentuccia (nelle seconde). Per innaffiare le generose porzioni, il modesto vino della casa a 5 euro, altrimenti si può sbirciare una carta dei vini ridotta all’osso ma tuttavia assolutamente apprezzabile in questa tipologia di locale.
In conclusione un’ottima trattoria all’insegna della freschezza e della genuinità, in cui magari fermarsi a pranzo dopo una piacevole e stuzzicante escursione mattutina nello splendido scenario del Parco Naturale dei Castelli Romani: il monte Tuscolo è a un quarto d’ora di macchina e offre interessanti proposte naturalistiche alla portata di tutti.

C.P. (21/8/2007)

Ristorante Costa Smeralda (da Achille)

Voto: 7+
Prezzo fisso: 30 €
Via R. Marcolongo 37, Roma (zona Marconi)
Giorno di chiusura: lunedì
Tel: 065591245


Oggi vi proponiamo, per la prima volta su queste pagine, un ristorante a menù fisso, verso i quali siamo in genere, e spesso a ragione, un tantino prevenuti. Questa volta invece, su consiglio di più persone, abbiamo deciso di provare questo ristorante e l’esperienza è stata più che positiva. Esso consta di due grandi locali (uno per fumatori, cosa ancora assai rara) con parecchi coperti, ma consigliamo comunque la prenotazione, visto il grande successo riscosso dal locale, che in quasi 30 anni d’esercizio ha saputo guadagnarsi una clientela sempre più vasta, grazie ad una formula semplice ed efficace: non esiste un menù alla carta ma un unico menù fisso a 30 euro, comprensivo però di tutto quello di cui un commensale senta il bisogno: diversi vassoi di antipasti, 3 assaggi di primi, una fiamminga di pesce arrosto e fritto, sorbetto, caffè e “ammazzacaffè” (grappa o classico mirto di sardegna). Le sale come già accennato sono ampie e ben arredate, con pareti in legno alle quali sono appesi tanti quadretti sfiziosi, proprio come il pasto che vi verrà consumato. Il servizio è cortese e molto attento, forse addirittura troppo rapido considerata la quantità di cibarie che vi verranno “scodellate” davanti…
Una volta accomodati in una delle due sale (se non siete fumatori incalliti il consiglio è di scegliere quella per non fumatori, il fumo pregiudica gusto e aroma dei piatti…) un solerte cameriere darà il via al walzer di antipasti: un’ ostrica a testa, una generosa insalata di mare, impepata di cozze (ahimè un po’ sciapina), vongole, delle deliziose alicette marinate, cannolicchi (o cannelli), polipetti in un saporito guazzetto di pomodoro ed uno sfizioso accostamento di gamberetti, insalatina fresca e crema di mare presentato all’interno di un ostrica. Terminati (a fatica) gli antipasti, via agli assaggi di primi: ottimamente equilibrati nei sapori gli spaghetti alle vongole, buono il risotto alla crema di scampi, però parzialmente svalorizzato dalla qualità del riso (bianco), modeste le fettuccine ai (pochi) frutti di mare, a riguardo delle quali dobbiamo dire che l’utilizzo degli spaghetti sarebbe stato indubbiamente più appropriato. A questo punto (ovvero trovandosi nello stomaco la quantità di cibo descritta) l’avventore medio potrebbe rimanere sconvolto alla vista dell’ingente vassoio contenente frittura mista (calamari e polpi) e pesce arrosto (fraulino, granchio e gamberi) accompagnato da uno sfizioso pinzimonio di finocchi e cime di rapa, pertanto consigliamo una pausa (prontamente comunicata al cameriere in concomitanza dell’ultimo primo) sulle panchine antistanti l’ingresso per riprendere fiato…
Giunti alla fine del luculliano pasto (auspicabilmente senza aver lasciato alcuno dei vostri accoliti lungo l’irto sentiero) vi sarà servito un sorbetto al limone, due bottiglie di grappa e mirto di Sardegna di cui potrete beneficiare a volontà e, finalmente, il conclusivo (e doveroso) caffè.
Ultimo aspetto il vino, ovviamente un buon Vermentino di Sardegna che sarà prontamente rimpiazzato ogni qualvolta sia terminata la precedente bottiglia (premunitevi di portare un amico astemio per guidare…).
In definitiva un ottimo indirizzo (consigliato in particolar modo a chi sia in grado di sfruttarne a pieno le generose “attrattive”) dove potrete gustare in quantità del buon pesce (congelato in alcune portate, secondo delle fonti non ufficiali e non accreditate) ad un prezzo assolutamente onesto.

C.P. (12/8/2007)

Rugantino Osteria in Trastevere

Voto: 6 ½
Prezzo medio: 24 €
Via della Lungaretta 54, Roma
Sempre aperto
Tel: 065882101


Oggi abbiamo provato una graziosa osteria (a loro detta addirittura la più antica di Roma!) nel rione popolar-mangereccio (anche se ormai in molti locali i prezzi tradiscono la tradizione popolare della zona) che più preferiamo: Trastevere. L’osteria in questione si trova all’incrocio tra via della Lungaretta e viale Trastevere (l’antico viale del Re): in bella (?) vista all’ingresso, la presenza di un cartello che derubrica al passante i vari menù turistici (tipico di carne a 12 euro, di pesce a 14) non contribuisce, nell’avventore smaliziato, a creare un particolare impulso ad oltrepassare la soglia, conferendo un po’ l’impressione del solito locale “da turisti”. Vincendo la perplessità iniziale entriamo invece in un graziosissimo locale caldo ed accogliente, composto da piccole salette alle cui pareti campeggiano fiaschette di vino, peperoncini e quadri di una Roma passata. Nella bella stagione è possibile anche mangiare nel piazzalino antistante dove però qualche dettaglio è indubbiamente migliorabile: sedie di plastica da terrazza condominiale, tovaglioli di carta e bicchiere unico (quello classico da osteria, ma in versione extra-large) anche laddove si ordini del vino.
Passiamo al companatico: l’antipasto di verdure grigliate (zucchine, melanzane e peperoni) non ci ha convinto a causa della scarsa cottura delle stesse (soprattutto le prime). Dobbiamo però dire che abbiamo apprezzato il fatto che ci siano state portate scondite rivelandone la (semi)pronta cottura: indubbiamente un locale che esordisca con delle verdure grigliate sott’olio parte con un piede decisamente sbagliato ai nostri occhi…per fortuna non è stato questo il caso. I primi sono quelli della tradizione romana: grigia, amatriciana, carbonara e cacio e pepe: noi abbiamo provato quest’ultima, nella versione con tonnarelli, trovandola gustosa e saporita, sebbene l’abbondante condimento avesse formato un guazzetto, che comunque non è risultato eccessivamente fastidioso.
Vasta scelta sia tra i secondi di carne che tra quelli di pesce, peccato altrettanto vasta non sia l’entità della materia prima: i saltimbocca alla romana che abbiamo provato, indubbiamente buoni, non avrebbero sfamato nemmeno l’avventore meno pretenzioso. Contorni: cicoria saltata in padella da manuale e patate al forno appetitose ma freddine.
Il vino della casa, presentato in brocca, è risultato di modesta qualità, mentre invece abbiamo apprezzato il fatto che dell’amaro che ci è stato proposto dopo il caffè non si sia trovata traccia nel conto.
Un ultima nota: la cortese simpatia e la gaia giovinezza dei camerieri supplisce, soprattutto in un locale come questo, al servizio non proprio impeccabile.
In definitiva una buona trattoria in cui gustare i piatti della tradizione a prezzi tutto sommato discreti in un’atmosfera accogliente e non eccessivamente chiassosa come quella che regna in molti altri locali della zona.

C.P. (30/5/2007)

Il salotto del gusto

Voto: 6 ½
Prezzo medio: 13 €
Corso della Repubblica 372, Velletri (Rm)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 069640808


Stavolta ci troviamo a Velletri, graziosa cittadina situata nella campagna romana, a pochi km dall’ultima delle “rocche castellane”, Rocca Priora. Questo piccolo ristorante è situato lungo il corso, a pochi passi dalla caserma della polizia. C’è un'unica sala che conta 4-5 tavoli, oltre al bancone dove si trovano in bella vista le diverse verdure previste dal menù. Diciamo subito la cosa che più ci ha colpito, ovvero i prezzi, che in questa trattoria sono decisamente rimasti ai tempi della tanto amata lira: mai ci era capitato, da diversi anni a questa parte, di pagare così poco per un pasto completo e decisamente abbondante.
È previsto un menù da dieci euro: primo (pappardelle al cinghiale, gnocchi all’amatriciana o fettuccine ai funghi porcini), secondo (bistecca ai ferri, arrosto di vitella, arista di maiale o cotoletta), contorno a scelta e mezzo litro d’acqua o un quarto di vino. Se non si sceglie la formula del menù sono presenti diversi altri piatti a prezzi che fanno a dir poco sorridere, se confrontati con gli standard attuali. Il servizio, puntuale, è affidato a una gentile e sorridente (cosa rara) ragazza, probabilmente la figlia della proprietaria, che invece armeggia tra i fornelli. Da menzionare il bagno molto pulito e con accesso per disabili, piacevole sorpresa in un locale di queste dimensioni.
Come primi abbiamo preso degli spaghetti cacio e pepe dal buon sapore ma decisamente “annacquati” (sulla fiducia vogliamo sperare che sia inavvertitamente scolata parte dell’acqua di cottura e che la cosa non fosse voluta…), dei discreti spaghetti alla pescatora sui quali un leggero sentore di pomodoro non avrebbe guastato e dei buoni gnocchi all’amatriciana con il sugo un pelino slegato nei sapori. Passando ai secondi, abbiamo assaggiato un ottima fettina ai ferri (spacciata però per bistecca), un arrosto di vitella solo discreto e dei gustosissimi crostini con formaggio e funghi porcini molto ben cotti, nel senso che avevano sfiorato il limite massimo di cottura, seppur non avendolo oltrepassato. Come contorni un carciofo striminzito ma tenero e ben condito, una buona cicoria saltata in padella, e patate, decisamente migliori quelle fritte di quelle al forno. Da bere il passabile vino rosso della casa in bottiglia (a dire il vero non mi sembra ne siano previsti altri), servito però gelato, grave e grossolano errore questo, di cui non ci spieghiamo la tanto vasta diffusione.
In conclusione la discreta cucina, le porzioni generose e i prezzi irrisori fanno di questa trattoria una meta da visitare, magari per il pranzo della domenica: due passi nel centro di Velletri, un buon pasto a prezzi modici e, se siete di fede giallorossa, partita + consumazione a 4 euro nel piccolo e simpatico bar a fianco della trattoria che apre pochi minuti prima del fischio d’inizio.

C.P. (28/1/2007)

Ristorante Montenero

Voto: 7 ½
Prezzo medio: 21 €
Strada Amelia - Giove 115, Amelia (Tr)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 0744/970082-982462


Anche questa volta vi parliamo di un ristorantino di campagna da “visitare” in occasione di una domenicale gita fuori porta (75 min. circa da Roma). Siamo ad Amelia, antichissima cittadina umbra in provincia di Terni (la fondazione si fa risalire a più di 3000 anni fa), a 15 minuti dall’uscita di Orte dell’autostrada A1. Il ristorante in questione si trova in una frazione del paese di Amelia, Montenero, da cui prende, non eccellendo in originalità, il nome. Il locale dispone di una sala molto ampia e di una ulteriore al piano inferiore che in genere viene utilizzata la domenica e i giorni festivi, essendo l’afflusso in questi giorni davvero notevole. Alle pareti moderato uso del legno, quadri raffiguranti la campagna umbra e alcuni esemplari di cacciagione impagliati (testa di cinghiale e coppia di faggiani) che seppur facciano tanto “rustico”, preferiremmo sempre non vedere, per l’inutile brutalità del gesto, esibita oltretutto in un luogo di ristoro. Al soffitto, infine, una colpevole luce al neon cozza violentemente con il resto dell’arredamento. In definitiva, se non si alzano gli occhi e non si capita davanti al fiero e vanamente ammonitore cipiglio del grosso animale, il locale è caldo e accogliente, pervaso tuttavia da un vociare che nelle giornate di “piena” oltrepassa leggermente il limite del fastidio.
Se nella descrizione generale abbiamo evidenziato qualche difettuccio, cosi non sarà per quella gastronomica: la cucina è quella casereccia come solo una conduzione familiare (la signora Celeste e figli) sa assicurare, la freschezza e la genuinità degli ingredienti si può quasi toccare.
Come antipasto vi consigliamo decisamente le tartine con un delicato patè di fegato (e ve lo dice uno a cui il fegato non piace…); a seguire abbiamo provato le fettuccine fatte in casa, gustose e al dente, con sugo al ragù e con salsa di tartufo: semplicemente deliziose in entrambe le varianti, forse da preferire la seconda per il peculiare condimento. Come secondi la specialità della casa, cacciagione alla brace, in tutta la sua varietà: bistecca di manzo, salcicce, abbacchio, pollo e piccione: cottura perfetta, porzioni generose e carni saporite oltremisura grazie anche ad un olio “della casa” che da solo vale il conto (unico appunto forse utilizzato in quantità leggermente eccessiva). Contorni: patate fritte al punto giusto e tenerissima cicorietta di campo ripassata in padella. Abbiamo potuto evitare il vino della casa (se la memoria non mi inganna troppo frizzante e servito gelato) grazie alla presenza di una ventina di etichette oneste sia nella qualità che nel prezzo, perlopiù vitigni provenienti dai dintorni: la scelta è caduta su un buon ciliegiolo umbro, a posteriori forse più adatto ai primi che alla cacciagione alla brace. Positiva menzione merita l’inusuale e leggera acqua lievemente frizzante prodotta da un apposito macchinario. Per terminare il pasto una discreta torta mimosa ai frutti di bosco e un eccezionale tiramisù dalla crema impareggiabilmente leggera.
Ottima cucina genuina come ci capita raramente e conto che in città quasi paghiamo per una pizza: siamo sicuri che la nostra soddisfazione sarà la vostra se deciderete di mangiare in questo “appetitoso” angolo di campagna umbra.

C.P. (6/1/2007)

Bar Trattoria Posticciola

Voto: 7+
Prezzo medio: 16 €
Piazza del Popolo, Posticciola (Rt)
Giorno di chiusura: lunedì
Tel: 0765708012

Posticciola (mt. 570 s.l.m.) è un piccolissimo e caratteristico borgo medievale (circa 30 le abitazioni dei residenti) nel cuore della valle del Turano, ad un’ora di macchina dalla capitale.
Il bar trattoria Posticciola è l’unico esercizio commerciale presente e funge da bar, trattoria, tabaccheria e giornalaio. Su consiglio di un amico l’abbiamo provato e posso tranquillamente affermare che mai indicazione fu più ben motivata! Elena e Dino, i due proprietari e gestori, garantiscono un servizio simpatico e attento; in particolare Elena, con le sue manine d’oro, assicura una cucina gustosa e genuina oltre ogni rosea aspettativa! D’altra parte, dopo aver ordinato delle patate fritte, vedere Dino uscire dalla dispensa tenendo tra le ruvide mani 5 o 6 grosse patate ancora interrate la dice lunga sul tipo di cucina che troverete qui…
Unica nota un po’ negativa è l’ambiente spartano in cui mangerete, ma in fondo a pensarci bene contribuisce anche quello alla genuinità paesana che abbiamo tanto apprezzato.
Prima del pasto ci siamo visti servire delle gustosissime frittelle (3 o 4 a testa!) per accompagnare un piatto di ottimi salumi misti e freschissimo formaggio tipo pecorino. I primi sono indubbiamente il pezzo forte di Elena. I ravioli con ricotta e spinaci stupiscono per la freschezza del ripieno, la polenta con spuntature e salciccia servita su una tavolozza di legno è perfetta nella consistenza dell’impasto, gli gnocchi servitici sia con sugo di salciccia che con pomodoro e basilico sono in assoluto i più buoni che abbia mai assaggiato, si sciolgono letteralmente in bocca, niente a che vedere con la versione “gommosa” che ci propinano nella maggior parte dei ristoranti. I condimenti sono senza dubbio eccellenti per la qualità mentre peccano leggermente in quantità (ma potete tranquillamente presentarvi piatto in mano in cucina dove la premurosa Elena provvederà a riparare all’inconveniente). Abbiamo poi assaggiato delle buone pappardelle funghi piselli e salciccia, gustose fettuccine ai funghi porcini e un ottima lasagna, a mio avviso preferibile in versione vegetariana con pomodoro che con sugo al ragù.
Secondi buoni ma un gradino sotto i primi: spezzatino di pollo alla cacciatora e rollè di maiale gustosi ma troppo speziati e bistecca ai ferri saporita e di buona cottura ma di taglio non eccezionale. In chiusura del pasto abbiamo assaggiato due crostate letteralmente deliziose, delicata quella al limone, una vera ghiottoneria quella alle more, e una discreta millefoglie colpevolmente spacciata per un tiramisù. Caffè e amaro posticciola (in realtà abruzzese) serviti al banco dalle famigerate “manone” del buon Dino terminano un pasto che ci lascia assolutamente soddistatti sia nello stomaco che nel portafogli!
Per favorire la digestione, prima di tornare allo stress cittadino, consigliamo una passeggiata fino alla diga del lago Turano, il breve sentiero che porta al ponte vecchio che la tradizione vuole sia stato attraversato da Beatrice Cenci, nonché due passi nei tortuosi vicoli del delizioso borgo antico fino a giungere al belvedere sulla valle del Turano.

C.P. (1/1/2007)

Pizzeria Baffetto


Voto: 7
Prezzo medio: 16 €
Via del governo vecchio 114, Roma (zona Piazza Navona)
Sempre aperto
Tel: 066861617


Anzitutto una premessa: se state cercando un locale romantico in cui fare una cenetta intima con la vostra dolce metà girate alla larga da baffetto! Qui le tovaglie sono di carta, le posate e i bicchieri vengono lasciate sul tavolo (la distribuzione è a cura dei commensali), i menù lanciati a mò di freesbe da camerieri senza guanti di velluto e per finire con ogni probabilità vi troverete in 8 (sconosciuti) ad un tavolo originariamente pensato e progettato per 4…Un ultima precisazione: a qualsiasi ora vi presenterete (baffetto non accetta prenotazioni) armatevi di santa pazienza perché vi aspettano dai 30 ai 60 minuti di fila garantiti. Se siete disposti ad accettare tutto ciò (che mi rendo conto non è poco!) sarete ripagati da una pizza squisita, fina e scrocchiarella, come vuole la migliore tradizione romana, servita nei caratteristici piatti metallici di una volta di cui ormai non si trova quasi più traccia. Il locale è storico e per i motivi sopradetti molto particolare: dislocato su due piani (il secondo è raggiungibile mediante un angusta scaletta) dispone di parecchi coperti non proprio…confortevoli (un consiglio: andate in bagno prima di sedervi…non è detto che avrete una seconda opportunità!).
Nell’offerta c’è una discreta varietà di pizze, alcune anche piuttosto originali (la funghi cipolla e salciccia e la baffetto sono da provare) tutte in doppio formato: normale e large (con un costo di circa il 20% in più) per i più affamati. Apprezzabile anche la presenza di diverse alternative vegetariane che raramente si riscontrano in favore di questa categoria di cui, seppur minoritaria, a mio parere si tiene davvero poco conto. Oltre alle pizze solo qualche contorno (pochi) e bistecca ai ferri. Carta dei vini chiaramente neanche a parlarne, qualche etichetta commerciale (peraltro da apprezzare in un locale di questo genere) e per accompagnare la portata principale una ruspante Nastro azzurro in insolita bottiglia da 50 Cl.
Ma veniamo a noi: prima della pizza abbiamo preso delle bruschette aglio e olio ottimamente bruscate e condite (mancava solo un pizzico di sale) accompagnate, seppur non richiesto (ma d’altronde necessario a giustificare i 3 euro per una bruschetta bianca), da fagioli novelli, funghi sott’olio e olive nere. La pizza, seppur tradendo una leggera carenza di sale come le bruschette, è quella romana D.O.C., bassa, croccante e con la crosta piccola e bruciacchiata: tutto è eseguito insomma a regola d’arte. Gli ingredienti e i condimenti non sono da meno: freschi e di ottima qualità. Per finire abbiamo assaggiato il buon tiramisù della casa: crema leggera, gustose scaglie di cioccolato al latte e savoiardi non eccessivamente “inzuppati”. Il caffè non è previsto dall’offerta.
A mio parere, nonostante l’attesa e la scomodità, l’ottima pizza e l’ambiente pittoresco e quasi goliardico fanno della pizzeria da Baffetto un indirizzo all’insegna della genuinità e della tradizione romenesca assolutamente da provare (e vista la fila abituale dubito che la visita rimarrà unica…).

C.P. (29/12/2006)

Betto e Mary

Voto: 6,5
Prezzo medio: 22 €
Via dei Savorgnan 99, Roma (zona Torpignattara)
Giorno di chiusura: domenica
Tel: 0645421780


Trattoria rustica e casereccia fuori dal solito circuito. Vi siamo approdati un giovedì sera in un’ora nemmeno troppo tarda e con nostra grande meraviglia abbiamo appreso che i tavoli delle due ampie sale di cui dispone il locale erano tutti occupati! Ci siamo allora adeguati al cortile interno (pieno anch’esso) dal quale ci siamo alzati, complici i funghi caloriferi sotto i quali ci siamo arrostiti e il vino rosso della casa (acquoso) che non siamo mai soliti lesinare, con un gran mal di testa. Prima di esaminare le varie portate una nota sul servizio, rapidissimo, direi anche troppo, che insieme alla consistenza di alcune portate ci ha fatto ragionevolmente dubitare della “pronta” cottura di alcuni dei piatti ordinati.
Cominciamo dagli antipasti: abbiamo preso degli ottimi carciofi fritti per nulla “oleosi”, un delicato sfilaccio di cavallo su letto di rucola e grana, dei peperoni anonimi, coppiette di cavallo dure e troppo piccanti e un saporito mix di melanzane a funghetto ed olive snocciolate. I primi, arrivati a tempo di record, tradivano come già detto una scarsa attenzione alla cottura: rigatoni con sugo di coda alla vaccinara decisamente duri e gommosi e gramiccia (simile ai tagliolini per intenderci) scotta, con condimento di animelle noci e carciofi. Ad onor del vero se la pasta non ci ha soddisfatto nemmeno un po’ va detto che i condimenti erano invece sopra la media: molto saporito il sugo di coda, delicato e particolare quello con le animelle. Passiamo ai secondi: anche qui la cottura della bistecca alla brace e degli arrosticini di pecora non ci ha per nulla entusiasmato, mentre l’anomala e saporita coda alla cacciatora era invece di giusta cottura ma decisamente troppo grassa. Contorni semplici, ma particolari e gustosi: pasticcio di spinaci e patate, funghi al forno e puntarelle con alici, ormai piuttosto rare da trovare.
In chiusura del pasto ci siamo visti offrire un bicchiere di Romanella con croccanti ciambelline al vino: abbiamo notevolmente apprezzato sia il classico e sfizioso intingolo, sia il gesto, purtroppo assai desueto.
Ambiente rustico, porzioni generose, e prezzo più che onesto garantiscono a questa trattoria un notevole afflusso giornaliero quindi la prenotazione è d’obbligo.

C.P. (14/12/2006)

Da Romolo alla Mole Adriana

Voto: 7-
Prezzo medio: 25 €
Via delle Fosse di Castello 19, Roma (zona S.Pietro)
Giorno di chiusura: lunedì
Tel: 066861603


Mi sono ritrovato in questa trattoria a due passi dal “Cuppolone” in una giornata uggiosa e devo dire che l’atmosfera calda e accogliente mi ha fatto sentire subito a mio agio. Il locale è grande ed è composto da tre sale in cui un generoso uso del legno alle pareti contribuisce alla sensazione di riparo caldo e confortevole, i tavoli sono parecchi e nonostante io e la mia compagna siamo arrivati nell’orario di punta senza avere una prenotazione l’attesa è stata solo di alcuni minuti.
Come primi abbiamo assaggiato un’ottima matriciana (forse l’unica piccola pecca era che i sapori di pomodoro e pancetta erano leggermente slegati tra loro) e una anomala cacio e pepe con uovo (cotto però troppo poco e rimasto liquido). A seguire abbiamo preso una freschissima e succosa mozzarella di bufala con un carciofo un po’ sciapino e delle patate al forno delle quali al posto della rapidissima presentazione avremmo maggiormente apprezzato, se non la più recente cottura, perlomeno una scaldatina al microonde…Alla fine di un pasto nella media è arrivata la portata che ha alzato di un buon mezzo punto il voto del locale: una squisita torta al cioccolato con sentore d’arancia, nocciole tritate, colata di cioccolato fuso (questa volta caldo!) e zucchero a velo. In sede di pagamento abbiamo appreso che questa sublime preparazione pasticcera era opera, come nella più classica delle tradizioni, di quella che sembra essere la “nonna”, nonché probabile proprietaria del locale. Peccato dopo una prelibatezza del genere dover bere un caffè acquoso e dalla crema inconsistente.
Abbiamo comunque apprezzato la notevole generosità delle porzioni nonché il prezzo tutt’altro che esagerato per una antica trattoria del centro storico.
In definitiva un buon indirizzo all’ombra della suggestiva mole di Castel S.Angelo in cui trovare conforto energetico dopo una visita d’obbligo alle meraviglie che si trovano nelle immediate vicinanze (Mole Adriana, basilica di San Pietro, musei Vaticani).

C.P. (10/12/2006)

Introduzione

Tradirei i miei sentimenti se non ammettessi che sono alquanto emozionato nello scrivere queste righe: seppur da famigerato (e affamato!) magnatore capitolino mi appresto a stilare quelle che sono le mie prime recensioni culinarie: vogliate pertanto perdonarmi, perlomeno in una prima fase di affinamento delle mie competenze in materia, una certa semplicità espressiva che però non credo rifletta una corrispondente semplicità gustativa…una volta perfezionata la mia ars oratoria (e magnatoria) sull’argomento vi assicuro che la mia criticità sarà puntuale ed implacabile laddove la pietanza lo richieda: sarò giudice giusto ed equanime, senza preconcetti ma nemmeno peli sulla lingua. Mi lascerò guidare solo dal buon gusto e dal piacere del palato: voi potrete obbiettare che i suddetti gusto e palato sono quelli del sottoscritto ma che volete... questo è un lavoro duro…qualcuno lo doveva pur fare!!
I voti dei locali recensiti saranno collocati nell’ambito di questa scala qualitativa:

4-pessimo
5-mediocre
6-sufficiente
7-buono
8-più che buono
9-ottimo
10-perfezione assoluta in ogni dettaglio

Il prezzo medio indicato si intende come la spesa necessaria per un pasto così composto: primo, secondo, contorno, dolce e caffè (bevande escluse). Nel caso di pizzeria: antipasto, pizza, bibita dolce e caffè.

Le ristrettezze economiche che risaputamente affliggono un povero studente universitario come me mi saranno da giustificazione nel presentare una modesta quantità di piatti…A questo proposito anzi mi sento in dovere di fare un appello ad un eventuale benefattore intenzionato a promuovere la cultura gastronomica capitolina su queste pagine: a lui l’onore e la gloria di tale prodigiosa opera, a me, umile esecutore di un’altrui superiore volontà, null’altro che l’effimero piacere di una tavola imbandita…

Per consigli, suggerimenti o per diventare recensori accreditati vi invito a contattarmi al mio indirizzo di posta elettronica
claudio.paoluzzi@gmail.com, le vostre proposte e/o critiche saranno per me e per questa guida un continuo richiamo all’eccellenza che anche e soprattutto col vostro aiuto mi prefiggo di conseguire…

Lasciandovi infine alle mie recensioni “tecniche” auguro a voi tutti buona lettura e immancabilmente…buon appetito!!

C.P.
curatore: C.P
consulenza: F.M.