Google

giovedì 25 dicembre 2008

Da Augusto

Voto: 7
Prezzo medio: 23 €
P.za de Rienzi 15, Roma (zona Trastevere)
Giorno di chiusura: sabato a cena e domenica
Tel: 065803798

Augustarello, come viene amichevolmente chiamato dai trasteverini che lo frequentano assiduamente, è sinonimo di cucina genuina e casareccia, e a testimonianza di ciò è sempre pieno, con una lunga fila fuori il locale ad aspettare che si liberi qualche tavolo, o qualche “mezzo tavolo”, visto che potrà capitarvi di mangiare gomito a gomito con dei perfetti sconosciuti! La trattoria è composta da due piccole salette ad alta densità di tavolini ed è certamente quanto di più essenziale si possa immaginare: tovaglioli di carta, vino soltanto della casa, conto scritto a mano sulla tovaglia, di carta anch’ essa! Definire il servizio informale è una metafora, i piatti arrivano alla velocità della luce, testimoniandone la cottura non certo estemporanea, ma dato il velocissimo ricambio di commensali e la moderatà varietà di piatti, quasi non ce se ne accorge. Magari però avere il tempo di mandare giù il boccone prima di vedersi recapitare la portata successiva non guasterebbe…
Questa è una delle poche trattorie di Roma in cui si rispettano ancora gli appuntamenti settimanali del calendario gastronomico romanesco, quindi non chiedete gnocchi se non è giovedi, il baccalà viene servito solo e rigorosamente il venerdi, e se volete gustare una trippa a regola, fateci un salto il sabato! (a pranzo, dato che il sabato sera è chiuso). Dei piatti disponibili al momento del nostro pasto, abbiamo scelto una cacio e pepe perfettamente mantecata, con il buon pecorino romano, una matriciana giustamente al dente col sugo buono e saporito, ma colpevolmente spolverato di peperoncino, e una polenta con sugo di spuntature (o in alternativa di salciccia) veramente da applausi! Per secondo abbacchio alla cacciatora morbido, magro e gustoso, servito però in un guazzetto d’olio un tantino eccessivo, ma in un locale di questo tipo poco male: una fetta di pane (freschissimo) e la scarpetta è servita.
Incuriositi dall’elevato numero di ordinazioni del tiramisù fatto in casa decidiamo di verificarne la causa, nonostante lo stomaco fosse già più che soddisfatto: buono, ma fatto col pan di spagna in luogo dei savoiardi e con la crema non proprio leggerissima.
Insomma non si va certo da Augustarello alla ricerca di un servizio d’eccellenza o di preparazioni raffinate, ma per gustare piatti semplici e genuini come quelli della tradizione romana, a prezzi onesti (che, data la zona, non è cosa da poco) è sicuramente un indirizzo che non tradisce le aspettative.
Al termine del pasto consigliamo di gustare il buon caffè e il folclore tipico trasteverino al bar S. Calisto (nell’omonima piazza) e una visita al Museo di Roma in Trastevere (in p.za S. Egidio), dove potrete ammirare la mostra permanente degli splendidi acquarelli di Ettore Roesler Franz della “Roma Sparita”, un suggestivo viaggio nella memoria vissuto nel rione più pittoresco di Roma nostra.

C.P. (23/12/08)

venerdì 12 dicembre 2008

Arancia Blu

Voto: 7½
Prezzo medio: 37 €
Via Prenestina 396, Roma
Tel: 064454105
Web: www.aranciabluroma.com


L’arancia Blu si trasferisce dopo molti anni da San Lorenzo al Prenestino, una zona certamente di minore appeal sia turistico che giovanile, ma siamo sicuri che questo locale saprà ritagliarsi di nuovo un target di affezionati clienti. E’ sintomatica la frase scritta sulle tovagliette: “Da molti l’alimentazione e la gastronomia vegetariana sono considerate come qualcosa di poco piacevole, monotono e punitivo. Noi cerchiamo di dimostrare il contrario.”. Questa dichiarazione di intenti non viene assolutamente tradita da questa enoteca con cucina vegetariana creativa e sfiziosa. L’ambiente è caldo e rilassante, con luci soffuse e musica di sottofondo, abbondante l’uso del legno e numerose le bottiglie di vino e i libri che trovano posto sulle pareti.
Il servizio è gentile e abbastanza preciso e la lista dei vini è davvero interessante e fornitissima, seppur dai ricarichi un po’ troppo alti: provenienze da tutta la penisola con importanti profondità d’annata, etichette d’oltralpe e addirittura d’oltreoceano, diverse bollicine e numero variabile di vini alla mescita in funzione delle serata, con un minimo garantito di quattro. Segnaliamo infine la presenza di due convenienti menù degustazione a 34 euro.
Iniziamo quindi con l’aperitivo della casa: un calice di bollicine e un fritto misto vegetale croccante e per nulla unto, di cui però avremmo preferito non trovar traccia nel conto. Positiva menzione merita il cestino di pane con molteplici varietà, tra cui olive e pomodoro. Come antipasti assaggiamo delle patate al forno con erbe aromatiche, fonduta di taleggio al latte crudo della Val Sassina e tartufo nero semplicemente squisite e gustosissime, uno sformatino di asparagi con julienne di porri croccanti, ottimamente accostato nei sapori, un’ onesta quiche con scalogno e formaggi erborinati e una delicata insalata di carciofi crudi su un letto di humus. Proseguiamo quindi con una lasegnetta con asparagi e Castelmagno solo discreta, dei ravioli ripieni di ceci e noci con salsa di parmigiano e rosmarino che ci hanno entusiasmato, ad un tempo delicati ma esaltati dalla nota decisa del rosmarino, e infine dei saporiti conchiglioni di pasta all’uovo trafilati in bronzo con broccoletti siciliani piccanti, olive nere, capperi, pomodori secchi e pinoli, omogenei in un gusto dove però ogni ingrediente trova la sua dignità. Capitolo secondi: esigua ma gustosa la parmigiana di carciofi, irrisorie nella porzione e carenti nel gusto le polpettine speziate di lenticchie con granella di pistacchi e salsa tzatziki (felafel-style). Ad accompagnare il pasto abbiamo scelto un buon Refosco Dorigo del 2006, dal ricarico come già detto un po’ troppo alto. Unica nota negativa del servizio: apprendiamo dell’esistenza della carta dei dolci, caffè e tè solo dopo aver ordinato i primi due.
Senza l’ausilio della carta assaggiamo quindi un tortino al cioccolato fondente con salsa all’arancia amara da sciogliersi letteralmente in bocca, e semifreddo alla pera e lampone con salsa gianduia, con la prima inesistente, sovrastata dal gusto prepotente e deciso del secondo, e con la terza ad avvolgere piacevolmente il palato. Acquoso e senza crema il caffè selezione Raigode, ottimo il liquore nocino, ottenuto per frantumazione del frutto secco da cui il nome.In chiusura segnaliamo la possibilità di parcheggiare nel garage accanto al locale, gratuitamente per le prime due ore. In conclusione un locale di buon livello dal quale, in assenza di preconcetti, si esce soddisfatti: la
qualità però si paga, sia essa carnivora od erbivora, e questo posto non fa eccezione alla regola.

C.P. (10/12/08)

Arte e Vino


Voto: 7½
Prezzo medio: 30 €
Corso della Repubblica 49, Castel Gandolfo (Rm)
Tel: 069360202
Web: www.arteevino.it


In una gelida serata di inizio inverno, siamo tornati a visitare l’incantevole borgo di Castel Gandolfo. Alquanto infreddoliti varchiamo quindi la porta di questa trattoria-enoteca il cui nome le rende davvero giustizia. Sono infatti due i particolari che risaltano immediatamente all’ occhio: le innumerevoli bottiglie di vino e grappa che trovano posto sulle pareti, e le soluzioni artistiche con cui sono state arredate le varie salette: in una piacevole atmosfera soffusa spiccano ovunque notevoli pezzi di antiquariato, che rendono importante la già elegante e romantica atmosfera in cui si viene inevitabilmente avvolti appena entrati.
L’accoglienza è stata molto attenta e curata, anche se forse l’atteggiamento un po’ forzato del cameriere è risultato un pò troppo invadente. Il locale si suddivide in molteplici salette: noi abbiamo provato quella degli specchi, per una cenetta romantica vi consigliamo senza dubbio la sala delle grappe, dove trova posto un solo ed intimo tavolino. Il locale propone anche, su richiesta, la possibilità di un percorso enogastronomico: si scende attraverso un’angusta scaletta nel suggestivo grottino, dove si può avere a disposizione un sommelier che assecondi le richieste enologiche o che in alternativa proponga un percorso attentamente giustificato e spiegato. Nel grottino vi è anche la possibilità di allestire un tavolino attorniato da decine di piccole candele, dove condurre ad intimo desco la vostra dolce metà…siamo convinti che il risultato possa essere davvero notevole. Il locale dispone anche di un'altra sala piuttosto grande, oltre ad una ulteriore location in un caratteristico vicolo di Marino dove un’elegante fraschetta (la contraddizione è voluta) è a disposizione per feste private.
Ma veniamo al dunque. Su proposta del cameriere inizia il trionfo di antipasti bagnati da un eccellente frascati DOC: corposa storia di formaggi con miele, uvetta e noci, meno interessante l’esigua storia di salumi con aceto balsamico, buone le bruschette con guanciale, deliziosi gli involtini di albicocca prugne e guanciale, fagioli all’uccelletto pressoché perfetti, saporitissime patate con pancetta e formaggio pressofuso, assaggini di polenta con ragù, sfizioso radicchio con pompelmo e rape con semi di girasole. Dopo gli antipasti apprezziamo il cambio delle posate, e proseguiamo assaggiando un onesto Castelli Romani Doc, che però ha pesato un po’ troppo sul conto. Sui primi dobbiamo sottolineare un grave scivolone della cucina, che ha confuso due piatti su quattro, recuperandone però uno con un assaggio omaggio. La specialità della casa sono le zuppe, presentate in una pagnotta di pane casereccio svuotata della mollica: davvero da premiare l’ idea e soprattutto la bontà. Noi abbiamo assaggiato, in ordine crescente di gradimento, quella buona di funghi, quella ottima di farro e noci e quella sensazionale di castagne. Non hanno assolutamente sfigurato i maccheroncini cacio e pepe in tegamino, ottima la cremosità e perfetta la mantecatura, da preferire a quelli cacio e menta, dal condimento poco amalgamato e rappreso.
Al termine del pasto un caffè da dimenticare, tiepido e palesemente sottoestratto, una grappa Torba Nera e uno squisito passito di fragolino offerto dalla casa. In considerazione della particolarità del locale e della cura posta nel servizio e nella preparazione delle portate, il conto appare davvero contenuto e ben giustificato: un locale consigliato per una serata appagante.

C.P. (21/11/08)

mercoledì 7 maggio 2008

A casa di Alberto


Voto: 7-
Prezzo medio: 29 €
Via Prenestina 245-251, Roma
Giorno di chiusura: sempre aperto, domenica anche a pranzo
Tel: 06296387
Web: www.acasadialberto.com

Il ristorante pizzeria “A casa di Alberto” (mutuato dal tipico “chez” dei cugini ristoratori transalpini) è di recentissima apertura, ma già fin d’ora possiamo dire che ci è sembrato un buon indirizzo da tener d’occhio: ha, come è ovvio dato il recente avviamento, ampi margini di miglioramento, ma parte senza dubbio da una buona base. Il ristorante è composto da un unico locale (più un altro grande ambiente al piano inferiore che sarà probabilmente presto aperto al pubblico) che abbiamo trovato accogliente e arredato con gusto, in modo moderno e colorato.
Cominciamo scegliendo dalla lista degli antipasti una mozzarella di bufala aversana piuttosto ordinaria e una ricottina di bufala con miele e pistacchi di Bronte che invece ha ben appagato il nostro palato. Proseguiamo quindi con dei maccheroncini all’amatriciana con pecorino e vinacce: sugo saporito ma un po’ slegato dalla pasta.
Come secondi la scelta non è vastissima, e comprende tre classiche preparazioni romane, tra cui trippa e fagioli con le cotiche, e carne di manzo. Noi abbiamo provato (in un crescendo gustativo): la bistecca, ben cotta e molto saporita ma piuttosto grassa, la tagliata di manzo alle erbe di campo sulla quale non abbiamo trovato nulla da eccepire se non una cottura non perfettamente conforme a quella richiesta, e un filetto al martini rosso e ribes che merita davvero un plauso. Patate al forno calde e saporite giunte però al tavolo a carne terminata (attenzione questa che ahimè troppo raramente viene osservata..).
Segnaliamo inoltre, in positivo, il cestino del pane con diverse specialità (olive e uvetta) e un servizio informale ma attento, affidato ai tre giovani camerieri. Una nota di demerito va riservata invece alla pizza: le due provate presentavano una mozzarella un po’ troppo sciolta, e delle melanzane particolarmente secche. Ad onor del vero va però anche detto che la pasta è fina, leggera e ben cotta, quindi confidiamo che si sia trattato di semplici “peccati di gioventù”...
La carta dei vini, che presenta ricarichi medi, dovrebbe a nostro avviso essere leggermente ampliata, magari con qualche proposta proveniente dal territorio. Noi, su consiglio dell’affabile cameriere, abbiamo provato un Morellino di Scansano DOC dell’azienda agricola Boschetto di Montiano, buono ma forse non perfettamente idoneo all’ abbinamento con le carni ordinate…
Al termine del pasto un caffè tutto sommato ben riuscito: giusto di estrazione e dal buon aroma, anche se appena lungo e dalla crema una punta troppo sottile. L’ottimo amaro Unicum ci è infine stato gentilmente offerto dalla casa.
Insomma, considerando la fase di rodaggio iniziale che sta attraversando questo ristorante, i presupposti ci sono tutti per rivedere, in futuro, al rialzo il voto, che comunque già fin d’ora ci sentiamo di collocare ampiamente sopra la sufficienza.


C.P. (29/4/2008)

domenica 27 aprile 2008

La Locanda Sabina

Voto: 7 ½
Prezzo medio: 25 €
Via G. Garibaldi 78, Palombara Sabina (Rm)
Giorno di chiusura: giovedi
Tel: 3334039033-3471958273
Web: http://www.lalocandasabina.it/
Come vuole la tradizione il 25 aprile, celebrazione della Liberazione d’Italia dall’ occupazione nazifascista, è propizia occasione per la classica gita fuori porta, complici anche le prime belle giornate di primavera, e le tradizioni si sa…vanno rispettate! Ci siamo così immersi nella bucolica campagna sabina, terra affascinante e ricca di specialità, fino a giungere a Palombara Sabina, regno di placida quiete a soli 30 km dal caos cittadino.
Dopo aver sorbito un aperitivo sul belvedere del grazioso borgo, da cui lo sguardo si perde nella rilassante campagna circostante, ci siamo messi “alla caccia” di un buon indirizzo a cui affidare l’arduo compito di lenire i nostri famelici languori, sollecitati per di più dall’aria campestre, proverbialmente latrice di sano appetito. Mossi così da cotanta brama, abbiamo individuato la gradevole e accogliente Locanda Sabina del buon Andrea, sommelier e attento padrone di casa: la sua disponibilità a modificare dei piatti del menù, per particolari esigenze alimentari (leggi vegetariane) della mia compagna, ci ha fatto immediatamente una buona impressione. A confermarla è stata poi l’orgogliosa rivendicazione (non ostentazione, ndr) dei prodotti usati in cucina, tutti rigorosamente di qualità e provenienti dal territorio: uno su tutti lo straordinario olio della sabina DOP.
Su consiglio del valente padrone di casa abbiamo provato quello che più volte in passato ci ha riservato note assai dolenti: il vino della casa. Stavolta invece siamo rimasti molto soddisfatti dal gradevolissimo Castelli Romani DOC cantina Villafranca, proposto tra l’altro ad un prezzo più che onesto.
Dobbiamo ora cominciare il resoconto con un appunto, dovuto all’ assenza di tre primi presenti in menù, giustificato però dalla natura di cacciagione dei suddetti piatti (natura che li rende disponibili, su scelta del proprietario, solo quando freschi). Ripieghiamo allora su delle delicate e gustose pappardelle asparagi e speck, in lauta razione, insieme alle ottime tagliatelle con funghi porcini, rucola e grana dal gusto molto equilibrato e un’ unghia migliori delle prime.
Per secondi coniglio alla cacciatora, molto buono e appetitoso ma poco carnoso, e spiedini di castrato con olio DOP di Palombara davvero superbi. Contorni di patate al forno eseguite a regola ma freddine, e broccoletti ripassati e preservati nell’ originale retrogusto amarognolo, che però è risultato un pò eccessivo. In conclusione del pasto ci sono stati serviti: un caffè dal buon aroma ma dalla crema sottile e leggermente sottoestratto, un ottimo limoncello dal sapore molto deciso e un rum dominicano (Ron Bermudez Aniversario 12 años) tostato al caffè semplicemente sen-sa-zio-na-le! Il lieve rammarico di scoprire un coperto di 2 euro a persona, sempre un po’ seccante, è stato cancellato all’istante dall’ inconsueto quanto apprezzato gesto di vederci offrire caffè, limoncello e rum: bravi.
Un plauso meritato per la passione-dedizione-competenza del proprietario-sommelier, capace di scegliere proposte di qualità: cortesia di un servizio sempre puntuale e prezzi onesti completano il quadro di questa graziosa locanda, di recente avviamento: se è vero che chi ben comincia è solo a metà dell’opera…torneremo presto a visitarla, e vi consiglio di fare altrettanto!
C.P. (25/4/2008)

martedì 8 aprile 2008

Ristorante Primavera (da Vladimiro)

Voto: 7-
Prezzo medio: 21 €
Via Sabaudia 28, Roma (zona Prenestino)
Giorno di chiusura: sempre aperto
Tel: 0621800208

Eccoci a parlarvi di un ristorante che più volte ci ha visti come avventori, presentando a volte qualche pecca, ma anche diverse virtù. Cominciamo col dire che il ristorante (e pizzeria) è composto da tre grandi sale, di cui due rustico-popolar-magnerecce e la terza per cerimonie di basso profilo, seppur esteriore non sostanziale; dato il grande numero di tavoli in genere non è necessario prenotare, ma tenete conto che il fine settimana l’afflusso è davvero notevole.
Dalla ridottissima (e modesta) lista dei vini scegliamo un Falernus dei Castelli Romani, rivelandosi una scelta tutt’altro che disprezzabile. Per l’antipasto ci dirigiamo verso il buffet, davvero...pantagruelico! Vastissimo l’ assortimento da cui attingere: verdure grigliate, pesce, carne e fritti a volontà (durante la settimana la scelta è ovviamente più modesta, ma sempre più che sufficiente).
Diciamo subito che non è il posto più adatto per maniaci salutisti o irriducibili seguaci di diete ipocaloriche: le porzioni sono più che generose (per primo consigliamo le mezze porzioni se si vuole terminare il pranzo senza avere ripercussioni digestive!) e i condimenti assolutamente in linea con l’entità delle suddette.
Diamo dunque il via alle danze, cercando di orientarci tra le numerose proposte della cucina: gli spaghetti alle vongole, eccezion fatta per il fastidioso guazzetto d’olio, sono davvero gustosi, piccanti e al dente; da provare anche gli spaghetti alla forma con pomodorino fresco, ripassati in una forma di parmigiano scaldata (il parmigiano dei nostri aveva però risentito di una ripassata frettolosa, restando raggrumato in parte).
Proseguendo nell’ittico leitmotiv assaggiamo quindi rombo ed orata alla griglia, entrambi un po’ sciapini ma ben cotti: meglio però la seconda; grigliata mista gustosa ma un po’ scarna (in confronto alle altre porzioni). Patate al forno perfette, fritte buone, cicoria piccante ma “molliccia”.
I dolci non sono di produzione propria, e già questo ci fà storcere un po’ il naso, d’altra parte in positivo annotiamo che le alternative sono anche qui molteplici: noi abbiamo provato torta di mele, mimosa e tiramisù (pan di spagna in luogo dei savoiardi…grr!), discrete ma tutto sommato ordinarie. Caffè (servito freddino) con crema sottilissima e puntualmente sottoestratto…ma è tanto difficile fare un buon caffè??
Ristorante di poche pretese che fà però della quantità e della sostanza dei validi punti di forza: se non si è alla ricerca di una ristorazione raffinata, lo stomaco e il portafogli resteranno soddisfatti.
C.P. (29/3/2008)

sabato 29 marzo 2008

La Coccinella


Voto: 5
Prezzo medio: 25 €
Via di Valle Melaina 54b, Roma (zona Montesacro)
Giorno di chiusura: lunedi (da dicembre a marzo)
Tel: 068180753


Riteniamo che l’accoglienza in un locale sia senza dubbio emblematica del trattamento a cui si andrà incontro e anche quest’esperienza rientra a buon diritto in tale canone. Nonostante circa la metà dei tavoli fosse libera, ci viene detto dalla proprietaria, saldamente ancorata alla cassa per tutta la sera, che ci verrà preparato un tavolo, dimenticandosi (?) però di farlo presente al cameriere: scivolano intanto via i minuti, e anche una certa dose della nostra pazienza. Sarebbe interessante sapere per quanto tempo ci avrebbero tenuti in quel fastidioso limbo, se il sottoscritto non avesse forzato l’”impegnativa” procedura, prendendo posto ad un tavolo pronto già al momento del nostro arrivo: se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera…
L’interno del locale è discretamente grande ed accogliente, con soffitto a piccole volte di mattoncini rossi e pareti color giallo. Il servizio, che avrebbe dovuto per altro far ammenda delle imperdonabili mancanze di preparazioni e materie prime (ma che così non è stato) è affidato al proprietario, nel quale non abbiamo trovato la benché minima traccia di cortesia e affabilità, e ad un giovane e simpatico cameriere, visibilmente a disagio nel dover rendere conto delle manchevolezze di cui sopra (cosa che invece non ha minimamente sfiorato chi di dovere...).
Cominciamo la cena con un ordinario antipasto di fritti misti, con le mozzarelline e i fiori di zucca assenti ingiustificati, e un tris di bruschette (bianca, olive e salmone) che invece si sono rivelate gustose e ben condite. Avremmo quindi voluto proseguire con un filetto alla griglia, ma ciò non era naturalmente possibile (…), siamo così stati costretti a dirottare la nostra scelta sulla bistecca: grassa, dura, troppo al sangue e di cattivo taglio, probabilmente , a mia memoria, una delle peggiori mai mangiate.
Fortunatamente sulla pizza si risale di un po’ quella che è però ormai una china troppo ripida: la pasta è ben cotta, fina e leggera, ma contribuisce solo in minima parte a confortare il nostro umore, a questo punto già irrimediabilmente compromesso. Non ci stupiamo affatto quindi che le patate al forno non siano disponibili, e ripieghiamo su una buona cicoria ripassata.
Neanche il vino della casa ci ha soddisfatto, mentre delle poche altre etichette visibili alle pareti non si trova traccia alcuna nel menù, né tantomeno nelle (poche) parole dell’”amabile” proprietario.
I dolci non fanno altro che confermare il livello mediamente basso della cucina: sia il tiramisù che la panna cotta sembrano solo lontani parenti degli omonimi originali, dato che in bocca se ne perde quasi subito il gusto.
Caffè da dimenticare, sottoestratto, acquoso e senza crema, e mediocre grappa secca portataci in luogo della Nardini ordinata: conclusione perfettamente in linea con il resto della cena.
Che dire, se entrambi gli aspetti che noi riteniamo le colonne portanti di un pasto, ovvero la cucina e il trattamento che si riserva al cliente, presentano tali pecche, è davvero difficile non bollare quest’esperienza come assolutamente infausta…

C.P (14/3/2008)

sabato 23 febbraio 2008

Dal Ragioniere

Voto: 7
Prezzo medio: 24 €
Via Mercatore 7, Roma (zona Torpignattara)
Giorno di chiusura: domenica e lunedi
Tel: 0624303599

Una rimpatriata tra vecchi amici è l’occasione per fare una visitina a questa verace trattoria di quartiere, dopo averne, in passato, sentito tessere più volte le lodi: tranne qualche piccolo particolare, siamo lieti di confermare che trattavasi di dichiarazioni veritiere. L’ ambiente interno non è molto grande e la quantità dei coperti è a nostro avviso superiore a quella che consentirebbe di muoversi liberamente tra i tavoli e di avere una certa intimità, ma in fondo per questo tipo di locale va bene così.
Arriviamo senza prenotare e l’accoglienza non è proprio delle migliori, ma tra sbuffi e malcelate battutine ci viene approntato un tavolo (ma gli stiamo portando dei soldi o sbaglio??) dove prendiamo posto, più o meno scomodi e stipati. Ad onor del vero dobbiamo però riconoscere che durante la cena il servizio si è fatto più cortese, pur mantenendo quella verve smaliziata caratteristica romana, che siamo peraltro ben lungi dal disprezzare.
Tra una decina di etichette “molto vaghe” scegliamo il rosso della casa in bottiglia a 4,50 € assolutamente rispettabile e servito alla giusta temperatura.
Cominciamo quindi con l’antipasto di montagna: prosciutto crudo ottimo, mortadella e salame discreti, e un paio di sfiziose mini-bruschettine con funghi (gelati) e lardo di colonnata.
Scorrendo il menù, nel quale l’elenco delle portate è piacevolmente inframezzato da poesie romanesche del grande Aldo Fabrizi, optiamo per carbonara e cacio e pepe, di cottura giustamente al dente e mantecate alla perfezione, e per degli spaghetti con un insolito quanto azzeccato accostamento di vongole e tartufo, davvero squisiti.
Superata a pieni voti la “prova primi” passiamo ai secondi, ma si parte purtroppo col piede sbagliato: nonostante siano presenti in menù, ci dicono che non sono disponibili coda, trippa e fagioli con le cotiche… ovviamente l’estromissione di quello che è il nervo della tradizione non poteva restare impunita, e così è stato, sul nostro inflessibile taccuino! Ripieghiamo allora su una bistecca di manzo succulenta e tenerissima, capretto alla cacciatora saporito e gustoso ma un po’ grasso, e cinghiale che invece non ci ha convinto: pastoso e troppo speziato. Contorni: cicoria e patate al forno pienamente sopra la sufficienza e broccoletti con lode.
Sui dolci recuperiamo lo scivolone dei secondi: la panna cotta al cioccolato si conquista meritatamente il primo posto, immediatamente seguita da una leggerissima crème brûlée e da una altrettanto buona e leggera sbriciolata; solo una sufficienza invece per il tiramisù, colpevolmente privato del (basilare) letto di savoiardi. Terminiamo la cena con un discreto caffè, di giusta estrazione ma con la crema troppo sottile, e con amaro e grappa “ad libitum”, gentilmente offerti dalla casa.
Un’ ultima curiosità: non sappiamo se sia la norma, ma abbiamo avuto la possibilità di osservare il mitico ragioniere in persona, che dopo il pasto, da buon contabile e ancora seduto al tavolino, faceva alacremente il conto degli incassi della serata!
Siamo insomma usciti soddisfatti da questa classica trattoria a conduzione familiare che ha pienamente confermato le nostre aspettative…promossa con un bel 7 tondo tondo.

C.P. (21/2/2008)

venerdì 15 febbraio 2008

Laurus


Voto: 7,5
Prezzo medio: 38 €
Via G.G. Belli 33-35, Roma (zona Prati)
Giorno di chiusura: lunedì a cena, sabato e domenica a pranzo
Tel: 063221031
Web: www.ristorantelaurus.com


Il ristorante di cui vi parliamo stavolta si trova a Prati: l’impressione che abbiamo subito avuto è stata quella di un locale accogliente, sobrio e curato, in linea con la signorile zona residenziale in cui si trova. Alle calde pareti color pastello sono poste numerose bottiglie di vino e i tavoli, sistemati a distanza adeguata, si trovano lungo le pareti o ad angolo: felice collocazione.
Però un piccolo appunto: essendo la serata di S. Valentino non sarebbe stato male trovare una candela accesa sul tavolo al nostro arrivo…
Passiamo ora al sodo: cominciamo con uno sfizioso antipasto composto da involtini di radicchio, delicati ma un po’ anonimi, un ottimo carpaccio di bresaola con rughetta e scaglie di parmigiano, e infine della mortadella grigliata all’aceto balsamico semplicemente divina.
Proseguiamo quindi con i primi: la palma d’oro va indubbiamente alle caserecce gorgonzola e noci, ineccepibili sia nel tipo e nella cottura della pasta che nel condimento, unione azzeccata della cremosità del gorgonzola e della sostanza delle noci. Abbiamo poi provato delle gustose fettuccine al vino rosso, con la cipolla rossa lievemente in eccedenza e dei ravioli al limone e profumo di menta che non ci hanno invece soddisfatto: porzione irrisoria, suddetto profumo praticamente inesistente e limone largamente in eccesso.
A seguire un’ eccezionale tagliata di manzo sulla quale però la crema di pomodori verdi, troppo dolce a nostro avviso, mal si sposava con la ciccia in questione: peccato perché la qualità e la cottura della carne erano pressoché perfette. Abbiamo poi assaggiato dei coccetti di melanzane e formaggio in bianco, gradevoli di sapore ma troppo sciolte sia le melanzane che il formaggio, e soprattutto olio in copioso esubero. Per contorno patata al cartoccio farcita con cotto e mozzarella: onesto il sapore, meno il prezzo. Dalla lista dei vini mediamente fornita abbiamo scelto un ottimo Cesanese del Piglio DOC, ma anche qui il ricarico ci è sembrato un po’ eccessivo.
Terminiamo quindi con il dolce, un gustoso zuccotto ricotta e cioccolato dall’artistica presentazione, molto gradevole sia al gusto che alla vista. Come invece spesso accade, caffè assolutamente da dimenticare: aroma anonimo, sottoestratto, crema sottile e servito in tazza grande…argh!
Il servizio cortese ed attento ci ha lasciato soddisfatti; facciamo inoltre un plauso per la toilette, curata e molto pulita, cosa che raramente, purtroppo, siamo soliti riscontrare. Sul fronte dei prezzi siamo un tantino sopra la media, ma la qualità e la presentazione dei piatti giustifica, almeno parzialmente, l’esborso; segnaliamo inoltre, in positivo, la presenza di un menù di pesce a 28 euro il venerdì sera.


C.P. (14/2/2008)

lunedì 11 febbraio 2008

Koda


Voto: 7-
Prezzo medio: 27 €
Via Cagliari 25, Roma (zona Nomentana)
Giorno di chiusura: domenica
Tel: 068543953
Web: www.ristorantekoda.it

Ci troviamo in quella che potremmo definire un’ osteria d’élite: ce ne accorgiamo fin dall’ingresso, molto curato e piuttosto elegante, come poi anche dall’interno del locale, dalle luci soffuse, stampe di richiamo agreste e la latente e curiosa sensazione, dovuta al particolare arredamento, di trovarsi a bordo di una nave.
Nel locale, piuttosto ampio, trovano posto diversi coperti, benché i tavoli siano posti ad una distanza adeguata l’uno dall’altro. Veniamo accolti da un cameriere dalla vena leggermente sarcastica, che ci dà l’impressione di stonare un po’ nel clima generale, ma non volendo rimarcare il classico pelo nell’uovo, ci sediamo fiduciosi. Essendo in dolce compagnia di una vegetariana chiedo quindi notizie circa quella che avevo letto in precedenza fosse una delle specialità della casa, ovvero il cous cous vegetale, ma mi rispondono che è stato relegato nell’antipasto di assaggini misti: pollice verso per l’infausta decisione, data oltretutto la scarsezza (meglio sarebbe dire l’assenza) di piatti senza carne o pesce, parzialmente mitigata dalla disponibilità a portarci comunque un assaggio del solo cous cous, in versione però colpevolmente ridotta rispetto alla ricchezza di ortaggi propria della ricetta originale. Dopo il cous cous, nonchè dopo nostro sollecito (!) ci è finalmente giunto al tavolo il Frascati Superiore DOC Villafranca (2004) ordinato molto tempo prima (e scelto in una lista dei vini che andrebbe un tantino rinforzata): se non altro è stata perlomeno osservata l’etichetta, fornendocene l’assaggio.
Venendo ai primi abbiamo provato spaghetti vongole e pachino (scolati con un paio di minuti d’anticipo), con le prime molto fresche ma un po’ sciapine, e fettuccine alla papalina (in realtà una carbonara leggermente rivisitata) davvero gustose e perfettamente mantecate nel condimento. Porzioni però ridotte, come anche l’offerta di primi e secondi, alla quale l’aggiunta di due o tre preparazioni sarebbe tutt’altro che sconveniente, magari ad appannaggio della sventurata categoria dei suddetti vegetariani! A proposito del menù abbiamo infatti registrato una marcata divergenza rispetto a quello proposto sul sito, anzi diciamo pure la difformità più totale: nota assai dolente per il cliente, ignaro che alle preparazioni dichiarate sul sito non faccia realmente fede l’offerta in loco.
A questo punto non possiamo che proseguire il nostro itinerario gastronomico con il piatto che dà il nome al locale, ovvero la coda alla vaccinara: esecuzione perfetta e porzione stavolta di dimensioni più che accettabili. Contorno di patate al forno riscaldate e per tal motivo seccatesi: sufficienza striminzita.
Per dolce scegliamo un delizioso tortino alle mele, ben presentato, e, in luogo del tiramisù appena terminato (alle 21:30..?), un onesto profiteroles. Caffè tiepido ma cremoso e tutto sommato accettabile e unica grappa prevista dall’offerta (anche qui una lista dei distillati non guasterebbe) molto, molto secca.
L’ambiente curato e riservato fa di questa osteria un buon indirizzo magari per una cenetta romantica: peccato per alcuni particolari che andrebbero rivisti e che precludono al locale un voto più alto.


C.P. (8/2/2008)

sabato 26 gennaio 2008

Lo Schiaccianoci


Voto: 5
Prezzo medio: 15 €
Via L.V. Bertarelli 97-103, Roma (zona Tiburtina)
Giorno di chiusura: lunedi
Tel: 064393563
Web: www.loschiaccianoci.it


Abbiamo visitato questa pizzeria-griglieria del quartiere Tiburtino mossi dall’intenzione di testare l’offerta gastronomica delle periferie, che spesso e volentieri in passato ci ha riservato inaspettate “chicche”: purtroppo non è stato questo il caso, la delusione è stata infatti grande e su quasi tutti i fronti.
L’interno del locale non è male (forse è l’unica cosa che merita voto positivo), l’arredamento si potrebbe definire un “rustico moderno”, accogliente e colorato grazie alle pareti in spugnato arancione, peccato per le dozzinali sedie da bar che forniscono una nota fortemente stonata ad un ambiente altrimenti grazioso. Separata da una vetrata e posta su un piano ribassato rispetto alla sala principale c’è una zona fumatori (definirla sala mi sembra eccessivo…), in cui trovano posto 4-5 tavolini: l’area è spoglia, non ben riscaldata, e la sensazione di disagio derivante dal sentirsi “in vetrina” è palpabile.
Sulle note di un’ inappropriata musica dance in sottofondo abbiamo cominciato la cena, con una bruschetta che nelle nostre intenzioni doveva essere aglio e olio, ma che forse così non era in quelle di chi l’ha preparata: il primo era appena percepibile e il secondo misurato col contagocce; il fiore di zucca aveva un sapore passabile ma mancavano le alici ed era decisamente troppo unto.
Anche con la pizza il livello si è confermato scarso: la 4 stagioni provata è risultata pesante e dalla pasta farinosa e poco cotta, mentre gli ingredienti non ci sono sembrati brillare particolarmente di luce propria.
Come succede quando si inciampa lungo una discesa, si finisce inevitabilmente per rotolare sempre più in basso: così l’insalata è arrivata diversa da quella ordinata, con i wurstels al posto del tonno, la birra alla spina aveva un odore che definire sgradevole è un eufemismo, la torta alle mele che abbiamo aspettato un quarto d’ora era sì calda, ma con una materia prima non particolarmente esaltante.
Per finire il servizio, che già di per sè non rivelava il massimo dell’entusiasmo, si è dimostrato fastidiosamente lento, nonostante per di più il locale fosse vuoto per metà. Unica nota positiva in tanta mediocrità è stato l’olio per il condimento dell’insalata, Sabinese DOP: peccato però non sia arrivato al tavolo al momento delle sterili bruschette sopra menzionate….
Un caffè totalmente acquoso e una grappa alle pere che ci ha lasciato un fastidioso retrogusto hanno (finalmente) concluso la nostra cena: credo che quest’ esperienza parli già abbastanza chiaro, pertanto lascio a voi trarre le inevitabili conclusioni…


C.P. (12/1/2008)

martedì 22 gennaio 2008

Il Guardianone


Voto: 7
Prezzo medio: 30 €
Via dei Laghi km 12.600, Rocca di Papa (Rm)
Tel: 069495252

Siamo al 12° km della Via dei Laghi, in pieni Castelli Romani, zona Rocca di Papa. Il ristorante si raggiunge facilmente prendendo la via dei Laghi da Ciampino, e dirigendosi quindi verso Nemi. Il ristorante, in stile baita di montagna è incorniciato da un boschetto molto carino che crea una piacevole atmosfera (sinceramente la mia non proprio romantica, un fitto nebbione circondava il locale).L’ambiente è accogliente e il personale ti mette a tuo agio nonperdendosi in inutili formalismi.
Non esiste un menu, il cameriere al tavolo decanta i gustosi piatti offerti dal cuoco... Consiglio vivamente l’ottimo antipasto della casa composto da delizie casarecce, trippa, ricotta salata, fagioli, salcicce e qualche verdurina . Le pietanze seppur buone non sono molto abbondanti, direi giuste per un antipasto.
I primi piatti spaziano dalle pappardelle al cinghiale, ai funghi porcini, o con sugo di lepre ai maltagliati asparagi funghi e pachino. Consiglio le pappardelle al cinghiale, veramente egregie... in effetti il cameriere ci ha menzionato anche un risottino alla crema di scampi, che seppur assolutamente nei gusti del sottoscritto, avrebbe stonato rispetto alla “location” in cui mi trovavo.
I secondi piatti, tutti a base di carne, già alla vista e all’olfatto hanno provocato interessanti languori... Essendo un tipo molto classico, anche in ambito culinario, ho optato per una tagliata di manzo da 10 e lode (mai il sottoscritto ha assaporato un tagliata così morbida e gustosa) e l’immancabile piatto di patate al forno, un po’ troppo cotte ma gustose. Giusto per la cronaca, la porzione di tagliata non è molto abbondante.
Mentre ultimavo il progetto tagliata di manzo, l’occhio ha catturato il cameriere che portava al tavolo accanto al mio un carciofone alla romana che subito ho ordinato... purtroppo seppure l’occhio già faceva assaporare chissà quale bontà, il palato è rimasto un po’ contrariato... troppo olio e poca mentuccia... carciofo da rivedere, rimandato!
Per finire il cameriere ha presentato i dolci, tutti fatti in casa. Il classico tiramisù, panna cotta, torta ai frutti di bosco e gelato. Personalmente ho optato per una panna cotta con nutella senza infamia e senza lode...

Sono stato altre volte in questo ristorante e ogni volta sono uscito soddisfatto sia nello stomaco che nel portafogli. Il prezzo medio è di ca 30€ a persona senza vino, decisamente in linea con i prezzi attuali. Consiglio di prenotare soprattutto il fine settimana.

Stefano (11/1/2008)

domenica 6 gennaio 2008

Wine Bar Il Piacere Divino


Voto: 7
Prezzo medio: 32 €
Via G. Lunati 16, Frascati (Rm)
Giorno di chiusura: martedì
Tel: 0694010096- Cell: 3939392434

Siamo di nuovo nella nostra cara Frascati, in una vineria situata a pochi passi dalla storica Piazza Roma. Il locale è composto da un unico ambiente ricavato probabilmente da un’antica cantina di cui si può ancora osservare il soffitto a grotta. A quest’ unico elemento di antichità fa da contrappunto un arredamento moderno e ricercato: tavolini in vetro e avvolgenti poltroncine di plastica rosse, due retro-proiettori che scendono dal soffitto e diversi faretti puntati sulle numerose bottiglie di vino alloggiate alle pareti che favoriscono un ambiente piacevolmente disteso e intimo.
Diciamo subito che non è esattamente il locale ideale per consumare un pasto completo, data la scarsità dell’offerta in tal senso ma, per un dopo cena, potrete trovare numerosi sfizi da togliervi. Ci ha comunque positivamente colpito la passione della proprietaria che, si è prodigata per erudirci (talvolta nostro malgrado!) sulle seppur limitate preparazioni della cucina.
Abbiamo iniziato con due crostini, il primo con una deliziosa crema tartufata ai funghi porcini e l’altro con crema di olive nere e melanzane (di cui ci è però sfuggito il sapore, completamente coperto da quello delle olive). Assai graditi, anche perché non richiesti, gli assaggini con patè di pomodori secchi siciliani, davvero squisiti e dal sapore molto deciso.
La scelta è quindi forzatamente caduta sull’unico primo piatto previsto dall’offerta, ovvero i paccheri di Gragnano trafilati al bronzo (antico pastificio Setaro di Torre Annunziata) proposti nelle due varianti con fonduta di robiola ai tre latti, delicati e leggermente amarognoli e con tenero e saporito ragout di lepre; unica pecca (soprattutto in relazione al prezzo): l’esiguità delle porzioni. Da notare il parmigiano prontamente grattuggiato all’istante della nostra richiesta.
Per placare le fameliche fauci abbiamo quindi dovuto proseguire con il secondo e ultimo piatto presente in menù, ovvero il tagliere misto di salumi e formaggi (possibile anche la scelta solo degli uni o degli altri). Di ottima qualità tutte le proposte, molte delle quali dall’ambito riconoscimento a Denominazione di Origine Protetta (DOP): molto buona la Sola piemontese (lavorata a latte crudo) e il Bra (dall’omonima cittadina situata nella piana cuneese), delizioso il (lombardo) Salva Cremasco, dal sapore molto forte e deciso il Blu del Moncenisio (ancora Piemonte), un erborinato simile al gorgonzola ma appena più dolce. Passando ai salumi si aggiudicano ex aequo il primo posto il lombino parmense e il prosciutto di maiale nero calabrese, davvero superbi; staccati di una sola posizione ma pur molto gustosi la salamella dello stesso maiale calabrese e la salsiccetta di Norcia.
Dalla mediamente fornita carta dei vini abbiamo scelto un Verdicchio di Matelica DOC Terre di Valbona (Cantine Belisario) dal colore giallo paglierino e di buon corpo, dal gusto fresco, intenso e piacevole: il prezzo ci è sembrato un tantino eccessivo, quasi tre volte quello in enoteca.
Un po’ troppo tendenti al rialzo anche i prezzi al calice e quelli richiesti per grappe e distillati.
Dobbiamo infine fare un appunto al servizio che, se ad onor del vero si è rivelato per lo più cortese e premuroso, è però incappato in una maldestra sbavatura: sentirsi dire, in un’ enoteca, se si desidera o meno l’assaggio del vino, non suona propriamente professionale…
Insomma l’impressione è quella di un buon locale in cui troverete senza dubbio qualità e ricercatezza, sia nelle materie prime utilizzate che nel “gusto” del locale: è giusto che tali requisiti si paghino, ma spesso la misura del pagamento oltrepassa l’ormai labile soglia dell’ equo...

C.P (5/1/2008)