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venerdì 31 dicembre 2010

Sushi Tei


Voto: 6½
Prezzo medio: 33 €
Via Carlo Felice 29, Roma (zona S. Giovanni)
Giorno di chiusura: lunedi a pranzo
Tel: 067001821 - Cell: 3387257826
Web:
www.ristorantesushitei.com

Ed eccomi qui a recensire il mio primo ristorante giapponese: non avendo termini di paragone dovrò limitarmi a fornire delle impressioni “di primo pelo”, riproponendomi però di colmare al più presto le mie manchevoli lacune al riguardo.
La location è senza dubbio più suggestiva e accattivante di quelle generalmente proposte dai “cugini” cinesi: nel locale coesistono due zone rispettivamente con classici tavolini all’occidentale e con tipici tavolini bassi (zataku), più scomodi ma decisamente piu caratteristici (per il mio svezzamento ho però optato per la comodità), luci piacevolmente soffuse dai lampadari che scendono dal soffitto fin quasi sui tavolini e mise en place curata e attenta ai particolari, i tovaglioli caldi ed umidi per pulirsi le mani (oshibori) andrebbero brevettati anche nei ristoranti nostrani.
Dalla piuttosto ridotta carta dei vini abbiamo scelto un frascati superiore di cui ci è stato offerto l’assaggio (ci è stata versata perfino l’acqua) che ne ha svelato una temperatura non propriamente ottimale: inconveniente prontamente riparato con un cestello del ghiaccio gentilmente fornito su richiesta.
Tralasciando gli insapori fagiolini di benvenuto (edamame), dirigiamoci verso le portate principali: d’accordo, rimanere ancorati alla consecutio temporum delle portate occidentali è sbagliato, però credo che la successione con cui vengono ordinati i piatti dovrebbe dare una chiara indicazione al cameriere di cosa portare prima e cosa dopo…cercherò tuttavia di svincolarmi da qualsiasi idea che possa essere tacciata come preconcetta! Vediamo quindi arrivare nell’ordine al nostro tavolo: una porzione di riso, il sushi e (un po’ troppo) successivamente la seconda porzione di riso.
Di seguito la cronaca delle impressioni registrate dal mio palato non avvezzo a simil desco: il riso - servito con apposito cucchiaio, a tavola ci sono solo le bacchette (hashi) - con gamberi, verdure saltate e uovo era buono ma un po’ sciapino, mentre il riso con salmone alla griglia e salsa era davvero ottimo e saporito. Abbiamo quindi provato i classici assaggi di sushi, nell’ordine: totalmente insapori il calamaro e lo sgombro, discreto il tonno e il salmone, buono il polpo con alghe e gradino più alto del podio ottenuto a pinne basse dall’orata, dal deciso sapore di pescato fresco. Al termine abbiamo infine provato lo shake maki, 4 mini polpettine di riso e salmone chiuse da un alga, nulla più che un riadattamento visivo del sushi preso in precedenza.
Caffè acquoso e sovraestratto ma dal buon aroma e servizio discretamente cortese completano il quadro di un esperienza sufficientemente positiva per un neofita a cui non resta che perfezionare le proprie conoscenze in materia.

C. P. (1/9/2010)


mercoledì 20 maggio 2009

Anema e Cozze


Voto: 6
Prezzo medio: 30 euro

Galleria Commerciale Porta di Roma – via delle Vigne Nuove
Giorno di chiusura: sempre aperto
Tel: 0687074282


Ricordo quando l’avvento della primavera andava di pari passo con le proverbiali gite domenicali fuori porta: relax, aria buona e una bella mangiata con specialità casereccie per riprendersi nel corpo e nello spirito dallo stress della settimana lavorativa. Oggi invece, risucchiati sempre più spesso nel vortice della domenica di shopping selvaggio al centro commerciale, dobbiamo nostro malgrado (mio, perlomeno), cercare di lenire i consumistici fervori trovando (temporaneo ed effimero) scampo in uno dei molteplici luoghi di ristoro che ormai è possibile trovare in queste gigantesche strutture.
Anema e cozze è uno di questi, locale dalla vocazione marinara e napoletana all’interno di quel mostro tutto cemento e ninnoli che è il centro commerciale Porta di Roma. La sala è carina e spaziosa, le tinte azzurrine e l’arredamento rendono conto dell’ispirazione marinara del locale, nonché della suggestiva città partenopea.
Provati nel fisico dall’estenuante maratona degli acquisti da cui sembra non sia possibile esimersi una volta entrati nell’opulento complesso, decidiamo di cominciare il pasto con un antipasto di pesce, la cosidetta “cozziata”, descritto nel menù come per due persone, cosa giustificata solo dal prezzo, data la scarsa quantità. Sulla qualità però nulla da eccepire: impepata di ottime cozze fresche, tonno al pomodoretto, gamberetti, polpi con fagioli cannellini che si squagliavano in bocca. Non abbiamo potuto però far altro che notare la scarsità delle portate a fronte del prezzo anche riguardo all’altro antipasto, un mix di fritti. Vedersi poi recapitare al tavolo l’insalata con filetti di tonno col medesimo a parte, costretto in un’ antiestetica scatoletta, non è stato proprio il massimo. Indubbiamente meglio l’insatata con polpo grigliato, pur se sempre in modesta porzione. Per saziare gli appetiti resi ostili dal frenetico ed estenuante pomeriggio comprereccio, ci vediamo costretti ad ordinare anche una pizza, margherita nella fattispecie. La bontà e la freschezza degli ingredienti non bastano però a controbilanciare la disomogenea cottura. Prezzi (per buona parte del menù) un po’ troppo elevati (2 euro di coperto…grrrr!), considerata oltretutto la locazione, prodotti di buona qualità e più di qualche pecca tutt’altro che veniale, per quella che in definitiva risulta una sufficienza stiracchiata.

C.P. (5/4/2009)

Il Paradiso Terrestre

Voto: 7,5
Prezzo medio: 40 euro
Via delle Capannelle 142, Roma
Giorno di chiusura: mercoledi
Tel: 0672900-285/324

Quello di cui vi parliamo oggi è un ristorante in zona Capannelle, il Paradiso Terrestre, che dal 1944 offre oltre alla normale ristorazione anche la disponibilità per ricorrenze, ricevimenti e meeting. Immersa nel verde del parco degli acquedotti e circondata da un ampio parcheggio, la grande struttura può ospitare un elevato numero di persone. Peccato che alcune sale risentano di arredi eccessivamente old-fashoned. Potendo scegliere, consigliamo vivamente la sala entrando a sinistra, con taglio più moderno e completamente vetrata, che offre una splendida visuale sulle rovine del parco degli acquedotti. Nel grande atrio trova posto il pantagruelico menù a buffet, che con 12 euro vi permette di attingere liberamente alle fresche squisitezze proposte.
Il servizio si è mostrato attento ma non fastidioso, sebbene sia scivolato nell’offerta del vino, presentatoci come “una falanghina”, “un greco di tufo” ecc, eludendo per di più l’assaggio del medesimo. Pane fresco e fragrante, guardaroba gratuito a disposizione dei clienti, carta dei vini solo su richiesta e menù delle portate ridotto all’osso e indegnamente stampato su un foglio volante, a completare il quadro preliminare.
Passiamo quindi alla descrizione dei cibi: per primo abbiamo assaggiato i tonnarelli allo scoglio, di ottima cottura e qualità delle materie prime, che però scarseggiavano un po’ in quantità. I secondi di pesce non hanno tradito le aspettative: ottimo e abbondante l’arrosto misto di astice, mazzancolle e gamberi, croccante ma un po’ sciapino il fritto misto di calamari e gamberi, fresche e cotte in modo giusto sia l’orata che la spigola. Ad accompagnare le ittiche portate (anche fisicamente nell’atto dell’arrivo al tavolo, e non è cosa da poco in genere) patate fritte gustose ma scarsine, cicoria ripassata molliccia e con troppo aglio, e uno strepitoso carciofo alla romana, morbido e aromatico.
Chiusura in grande stile col capitolo dolci, che conferisce un buon mezzo punto al voto finale: fragole con panna leggerissima, delizioso profiteroles ricoperto di crema al limone e ottimo tiramisù leggero ma con i savoiardi leggermente troppo inzuppati. In chiusura del pasto caffè dalla crema elastica ma appena sovraestratto. Peccato in un ristorante del genere non vedersi offrire un digestivo, ma questo gesto sembra a quanto pare ormai appartenere ad un'altra epoca.
In conclusione una ristorazione di buona qualità a prezzi ragionevoli.

C.P. (29/3/2009)

giovedì 25 dicembre 2008

Da Augusto

Voto: 7
Prezzo medio: 23 €
P.za de Rienzi 15, Roma (zona Trastevere)
Giorno di chiusura: sabato a cena e domenica
Tel: 065803798

Augustarello, come viene amichevolmente chiamato dai trasteverini che lo frequentano assiduamente, è sinonimo di cucina genuina e casareccia, e a testimonianza di ciò è sempre pieno, con una lunga fila fuori il locale ad aspettare che si liberi qualche tavolo, o qualche “mezzo tavolo”, visto che potrà capitarvi di mangiare gomito a gomito con dei perfetti sconosciuti! La trattoria è composta da due piccole salette ad alta densità di tavolini ed è certamente quanto di più essenziale si possa immaginare: tovaglioli di carta, vino soltanto della casa, conto scritto a mano sulla tovaglia, di carta anch’ essa! Definire il servizio informale è una metafora, i piatti arrivano alla velocità della luce, testimoniandone la cottura non certo estemporanea, ma dato il velocissimo ricambio di commensali e la moderatà varietà di piatti, quasi non ce se ne accorge. Magari però avere il tempo di mandare giù il boccone prima di vedersi recapitare la portata successiva non guasterebbe…
Questa è una delle poche trattorie di Roma in cui si rispettano ancora gli appuntamenti settimanali del calendario gastronomico romanesco, quindi non chiedete gnocchi se non è giovedi, il baccalà viene servito solo e rigorosamente il venerdi, e se volete gustare una trippa a regola, fateci un salto il sabato! (a pranzo, dato che il sabato sera è chiuso). Dei piatti disponibili al momento del nostro pasto, abbiamo scelto una cacio e pepe perfettamente mantecata, con il buon pecorino romano, una matriciana giustamente al dente col sugo buono e saporito, ma colpevolmente spolverato di peperoncino, e una polenta con sugo di spuntature (o in alternativa di salciccia) veramente da applausi! Per secondo abbacchio alla cacciatora morbido, magro e gustoso, servito però in un guazzetto d’olio un tantino eccessivo, ma in un locale di questo tipo poco male: una fetta di pane (freschissimo) e la scarpetta è servita.
Incuriositi dall’elevato numero di ordinazioni del tiramisù fatto in casa decidiamo di verificarne la causa, nonostante lo stomaco fosse già più che soddisfatto: buono, ma fatto col pan di spagna in luogo dei savoiardi e con la crema non proprio leggerissima.
Insomma non si va certo da Augustarello alla ricerca di un servizio d’eccellenza o di preparazioni raffinate, ma per gustare piatti semplici e genuini come quelli della tradizione romana, a prezzi onesti (che, data la zona, non è cosa da poco) è sicuramente un indirizzo che non tradisce le aspettative.
Al termine del pasto consigliamo di gustare il buon caffè e il folclore tipico trasteverino al bar S. Calisto (nell’omonima piazza) e una visita al Museo di Roma in Trastevere (in p.za S. Egidio), dove potrete ammirare la mostra permanente degli splendidi acquarelli di Ettore Roesler Franz della “Roma Sparita”, un suggestivo viaggio nella memoria vissuto nel rione più pittoresco di Roma nostra.

C.P. (23/12/08)

venerdì 12 dicembre 2008

Arancia Blu

Voto: 7½
Prezzo medio: 37 €
Via Prenestina 396, Roma
Tel: 064454105
Web: www.aranciabluroma.com


L’arancia Blu si trasferisce dopo molti anni da San Lorenzo al Prenestino, una zona certamente di minore appeal sia turistico che giovanile, ma siamo sicuri che questo locale saprà ritagliarsi di nuovo un target di affezionati clienti. E’ sintomatica la frase scritta sulle tovagliette: “Da molti l’alimentazione e la gastronomia vegetariana sono considerate come qualcosa di poco piacevole, monotono e punitivo. Noi cerchiamo di dimostrare il contrario.”. Questa dichiarazione di intenti non viene assolutamente tradita da questa enoteca con cucina vegetariana creativa e sfiziosa. L’ambiente è caldo e rilassante, con luci soffuse e musica di sottofondo, abbondante l’uso del legno e numerose le bottiglie di vino e i libri che trovano posto sulle pareti.
Il servizio è gentile e abbastanza preciso e la lista dei vini è davvero interessante e fornitissima, seppur dai ricarichi un po’ troppo alti: provenienze da tutta la penisola con importanti profondità d’annata, etichette d’oltralpe e addirittura d’oltreoceano, diverse bollicine e numero variabile di vini alla mescita in funzione delle serata, con un minimo garantito di quattro. Segnaliamo infine la presenza di due convenienti menù degustazione a 34 euro.
Iniziamo quindi con l’aperitivo della casa: un calice di bollicine e un fritto misto vegetale croccante e per nulla unto, di cui però avremmo preferito non trovar traccia nel conto. Positiva menzione merita il cestino di pane con molteplici varietà, tra cui olive e pomodoro. Come antipasti assaggiamo delle patate al forno con erbe aromatiche, fonduta di taleggio al latte crudo della Val Sassina e tartufo nero semplicemente squisite e gustosissime, uno sformatino di asparagi con julienne di porri croccanti, ottimamente accostato nei sapori, un’ onesta quiche con scalogno e formaggi erborinati e una delicata insalata di carciofi crudi su un letto di humus. Proseguiamo quindi con una lasegnetta con asparagi e Castelmagno solo discreta, dei ravioli ripieni di ceci e noci con salsa di parmigiano e rosmarino che ci hanno entusiasmato, ad un tempo delicati ma esaltati dalla nota decisa del rosmarino, e infine dei saporiti conchiglioni di pasta all’uovo trafilati in bronzo con broccoletti siciliani piccanti, olive nere, capperi, pomodori secchi e pinoli, omogenei in un gusto dove però ogni ingrediente trova la sua dignità. Capitolo secondi: esigua ma gustosa la parmigiana di carciofi, irrisorie nella porzione e carenti nel gusto le polpettine speziate di lenticchie con granella di pistacchi e salsa tzatziki (felafel-style). Ad accompagnare il pasto abbiamo scelto un buon Refosco Dorigo del 2006, dal ricarico come già detto un po’ troppo alto. Unica nota negativa del servizio: apprendiamo dell’esistenza della carta dei dolci, caffè e tè solo dopo aver ordinato i primi due.
Senza l’ausilio della carta assaggiamo quindi un tortino al cioccolato fondente con salsa all’arancia amara da sciogliersi letteralmente in bocca, e semifreddo alla pera e lampone con salsa gianduia, con la prima inesistente, sovrastata dal gusto prepotente e deciso del secondo, e con la terza ad avvolgere piacevolmente il palato. Acquoso e senza crema il caffè selezione Raigode, ottimo il liquore nocino, ottenuto per frantumazione del frutto secco da cui il nome.In chiusura segnaliamo la possibilità di parcheggiare nel garage accanto al locale, gratuitamente per le prime due ore. In conclusione un locale di buon livello dal quale, in assenza di preconcetti, si esce soddisfatti: la
qualità però si paga, sia essa carnivora od erbivora, e questo posto non fa eccezione alla regola.

C.P. (10/12/08)

Arte e Vino


Voto: 7½
Prezzo medio: 30 €
Corso della Repubblica 49, Castel Gandolfo (Rm)
Tel: 069360202
Web: www.arteevino.it


In una gelida serata di inizio inverno, siamo tornati a visitare l’incantevole borgo di Castel Gandolfo. Alquanto infreddoliti varchiamo quindi la porta di questa trattoria-enoteca il cui nome le rende davvero giustizia. Sono infatti due i particolari che risaltano immediatamente all’ occhio: le innumerevoli bottiglie di vino e grappa che trovano posto sulle pareti, e le soluzioni artistiche con cui sono state arredate le varie salette: in una piacevole atmosfera soffusa spiccano ovunque notevoli pezzi di antiquariato, che rendono importante la già elegante e romantica atmosfera in cui si viene inevitabilmente avvolti appena entrati.
L’accoglienza è stata molto attenta e curata, anche se forse l’atteggiamento un po’ forzato del cameriere è risultato un pò troppo invadente. Il locale si suddivide in molteplici salette: noi abbiamo provato quella degli specchi, per una cenetta romantica vi consigliamo senza dubbio la sala delle grappe, dove trova posto un solo ed intimo tavolino. Il locale propone anche, su richiesta, la possibilità di un percorso enogastronomico: si scende attraverso un’angusta scaletta nel suggestivo grottino, dove si può avere a disposizione un sommelier che assecondi le richieste enologiche o che in alternativa proponga un percorso attentamente giustificato e spiegato. Nel grottino vi è anche la possibilità di allestire un tavolino attorniato da decine di piccole candele, dove condurre ad intimo desco la vostra dolce metà…siamo convinti che il risultato possa essere davvero notevole. Il locale dispone anche di un'altra sala piuttosto grande, oltre ad una ulteriore location in un caratteristico vicolo di Marino dove un’elegante fraschetta (la contraddizione è voluta) è a disposizione per feste private.
Ma veniamo al dunque. Su proposta del cameriere inizia il trionfo di antipasti bagnati da un eccellente frascati DOC: corposa storia di formaggi con miele, uvetta e noci, meno interessante l’esigua storia di salumi con aceto balsamico, buone le bruschette con guanciale, deliziosi gli involtini di albicocca prugne e guanciale, fagioli all’uccelletto pressoché perfetti, saporitissime patate con pancetta e formaggio pressofuso, assaggini di polenta con ragù, sfizioso radicchio con pompelmo e rape con semi di girasole. Dopo gli antipasti apprezziamo il cambio delle posate, e proseguiamo assaggiando un onesto Castelli Romani Doc, che però ha pesato un po’ troppo sul conto. Sui primi dobbiamo sottolineare un grave scivolone della cucina, che ha confuso due piatti su quattro, recuperandone però uno con un assaggio omaggio. La specialità della casa sono le zuppe, presentate in una pagnotta di pane casereccio svuotata della mollica: davvero da premiare l’ idea e soprattutto la bontà. Noi abbiamo assaggiato, in ordine crescente di gradimento, quella buona di funghi, quella ottima di farro e noci e quella sensazionale di castagne. Non hanno assolutamente sfigurato i maccheroncini cacio e pepe in tegamino, ottima la cremosità e perfetta la mantecatura, da preferire a quelli cacio e menta, dal condimento poco amalgamato e rappreso.
Al termine del pasto un caffè da dimenticare, tiepido e palesemente sottoestratto, una grappa Torba Nera e uno squisito passito di fragolino offerto dalla casa. In considerazione della particolarità del locale e della cura posta nel servizio e nella preparazione delle portate, il conto appare davvero contenuto e ben giustificato: un locale consigliato per una serata appagante.

C.P. (21/11/08)

mercoledì 7 maggio 2008

A casa di Alberto


Voto: 7-
Prezzo medio: 29 €
Via Prenestina 245-251, Roma
Giorno di chiusura: sempre aperto, domenica anche a pranzo
Tel: 06296387
Web: www.acasadialberto.com

Il ristorante pizzeria “A casa di Alberto” (mutuato dal tipico “chez” dei cugini ristoratori transalpini) è di recentissima apertura, ma già fin d’ora possiamo dire che ci è sembrato un buon indirizzo da tener d’occhio: ha, come è ovvio dato il recente avviamento, ampi margini di miglioramento, ma parte senza dubbio da una buona base. Il ristorante è composto da un unico locale (più un altro grande ambiente al piano inferiore che sarà probabilmente presto aperto al pubblico) che abbiamo trovato accogliente e arredato con gusto, in modo moderno e colorato.
Cominciamo scegliendo dalla lista degli antipasti una mozzarella di bufala aversana piuttosto ordinaria e una ricottina di bufala con miele e pistacchi di Bronte che invece ha ben appagato il nostro palato. Proseguiamo quindi con dei maccheroncini all’amatriciana con pecorino e vinacce: sugo saporito ma un po’ slegato dalla pasta.
Come secondi la scelta non è vastissima, e comprende tre classiche preparazioni romane, tra cui trippa e fagioli con le cotiche, e carne di manzo. Noi abbiamo provato (in un crescendo gustativo): la bistecca, ben cotta e molto saporita ma piuttosto grassa, la tagliata di manzo alle erbe di campo sulla quale non abbiamo trovato nulla da eccepire se non una cottura non perfettamente conforme a quella richiesta, e un filetto al martini rosso e ribes che merita davvero un plauso. Patate al forno calde e saporite giunte però al tavolo a carne terminata (attenzione questa che ahimè troppo raramente viene osservata..).
Segnaliamo inoltre, in positivo, il cestino del pane con diverse specialità (olive e uvetta) e un servizio informale ma attento, affidato ai tre giovani camerieri. Una nota di demerito va riservata invece alla pizza: le due provate presentavano una mozzarella un po’ troppo sciolta, e delle melanzane particolarmente secche. Ad onor del vero va però anche detto che la pasta è fina, leggera e ben cotta, quindi confidiamo che si sia trattato di semplici “peccati di gioventù”...
La carta dei vini, che presenta ricarichi medi, dovrebbe a nostro avviso essere leggermente ampliata, magari con qualche proposta proveniente dal territorio. Noi, su consiglio dell’affabile cameriere, abbiamo provato un Morellino di Scansano DOC dell’azienda agricola Boschetto di Montiano, buono ma forse non perfettamente idoneo all’ abbinamento con le carni ordinate…
Al termine del pasto un caffè tutto sommato ben riuscito: giusto di estrazione e dal buon aroma, anche se appena lungo e dalla crema una punta troppo sottile. L’ottimo amaro Unicum ci è infine stato gentilmente offerto dalla casa.
Insomma, considerando la fase di rodaggio iniziale che sta attraversando questo ristorante, i presupposti ci sono tutti per rivedere, in futuro, al rialzo il voto, che comunque già fin d’ora ci sentiamo di collocare ampiamente sopra la sufficienza.


C.P. (29/4/2008)