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sabato 23 febbraio 2008

Dal Ragioniere

Voto: 7
Prezzo medio: 24 €
Via Mercatore 7, Roma (zona Torpignattara)
Giorno di chiusura: domenica e lunedi
Tel: 0624303599

Una rimpatriata tra vecchi amici è l’occasione per fare una visitina a questa verace trattoria di quartiere, dopo averne, in passato, sentito tessere più volte le lodi: tranne qualche piccolo particolare, siamo lieti di confermare che trattavasi di dichiarazioni veritiere. L’ ambiente interno non è molto grande e la quantità dei coperti è a nostro avviso superiore a quella che consentirebbe di muoversi liberamente tra i tavoli e di avere una certa intimità, ma in fondo per questo tipo di locale va bene così.
Arriviamo senza prenotare e l’accoglienza non è proprio delle migliori, ma tra sbuffi e malcelate battutine ci viene approntato un tavolo (ma gli stiamo portando dei soldi o sbaglio??) dove prendiamo posto, più o meno scomodi e stipati. Ad onor del vero dobbiamo però riconoscere che durante la cena il servizio si è fatto più cortese, pur mantenendo quella verve smaliziata caratteristica romana, che siamo peraltro ben lungi dal disprezzare.
Tra una decina di etichette “molto vaghe” scegliamo il rosso della casa in bottiglia a 4,50 € assolutamente rispettabile e servito alla giusta temperatura.
Cominciamo quindi con l’antipasto di montagna: prosciutto crudo ottimo, mortadella e salame discreti, e un paio di sfiziose mini-bruschettine con funghi (gelati) e lardo di colonnata.
Scorrendo il menù, nel quale l’elenco delle portate è piacevolmente inframezzato da poesie romanesche del grande Aldo Fabrizi, optiamo per carbonara e cacio e pepe, di cottura giustamente al dente e mantecate alla perfezione, e per degli spaghetti con un insolito quanto azzeccato accostamento di vongole e tartufo, davvero squisiti.
Superata a pieni voti la “prova primi” passiamo ai secondi, ma si parte purtroppo col piede sbagliato: nonostante siano presenti in menù, ci dicono che non sono disponibili coda, trippa e fagioli con le cotiche… ovviamente l’estromissione di quello che è il nervo della tradizione non poteva restare impunita, e così è stato, sul nostro inflessibile taccuino! Ripieghiamo allora su una bistecca di manzo succulenta e tenerissima, capretto alla cacciatora saporito e gustoso ma un po’ grasso, e cinghiale che invece non ci ha convinto: pastoso e troppo speziato. Contorni: cicoria e patate al forno pienamente sopra la sufficienza e broccoletti con lode.
Sui dolci recuperiamo lo scivolone dei secondi: la panna cotta al cioccolato si conquista meritatamente il primo posto, immediatamente seguita da una leggerissima crème brûlée e da una altrettanto buona e leggera sbriciolata; solo una sufficienza invece per il tiramisù, colpevolmente privato del (basilare) letto di savoiardi. Terminiamo la cena con un discreto caffè, di giusta estrazione ma con la crema troppo sottile, e con amaro e grappa “ad libitum”, gentilmente offerti dalla casa.
Un’ ultima curiosità: non sappiamo se sia la norma, ma abbiamo avuto la possibilità di osservare il mitico ragioniere in persona, che dopo il pasto, da buon contabile e ancora seduto al tavolino, faceva alacremente il conto degli incassi della serata!
Siamo insomma usciti soddisfatti da questa classica trattoria a conduzione familiare che ha pienamente confermato le nostre aspettative…promossa con un bel 7 tondo tondo.

C.P. (21/2/2008)

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